Italia
Marketing e fusioni
Così la “fede degli schiavi”
fa il pieno di proseliti
Conservatori in dottrina, sono attivissimi sui social media
Conservatori in dottrina, sono attivissimi sui social media
In dottrina sono conservatori ma utilizzano qualunque strumento «hi-tech» per fare proselitismo. In origine erano pochi e divisi in mille sigle, ora si aggregano e aumentano a vista d’occhio. I seguaci della «Chiesa Evangelica Internazionale» (Ceiam) prima di erigere mattone su mattone il loro maestoso tempio a Torino si sono dati una missione epocale: rivitalizzare la galassia pentecostale.
Per questo raccolgono la maggior parte delle offerte durante le funzioni religiose e qualche aiuto economico lo ricevono anche dalla «casa madre» negli Usa. I loro centri principali sono in Campania e in Sicilia ma crescono anche a Torino e in altre città del Nord grazie agli emigrati dal Mezzogiorno, oltreché ai flussi dall’Africa e dall’Asia. Il sociologo Massimo Introvigne, fondatore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) analizza i 350 mila pentecostali evangelici in Italia. «Per più di un terzo si distribuiscono tra Campania e Sicilia, cioè in regioni dove molta gente è sensibile alla religiosità popolare e calorosa, ai miracoli, ai canti, ai balli e sente come troppo celebrale e socio-politica la teologia cattolica che ha abbandonato le confraternite e le feste patronali». Quindi «la provincia di Caserta e la Sicilia sono il Sud America d’Italia». Le comunità pentecostali (di diverse denominazioni) sono quelle maggiormente in crescita e rappresentano quasi un terzo dei circa due miliardi di cristiani presenti nel mondo e tre quarti dei protestanti.
Attivissimi sul Web, padroni della multimedialità: si ritengono la nuova fase della storia dopo il cristianesimo tradizionale. Le comunità della Chiesa Evangelica Internazionale traggono origine dall’attività del pastore americano John McTernan (1900-1975), che negli Stati Uniti sono legate a una Chiesa frequentata prevalentemente da afro-americani, al punto di essere considerata la «religione degli schiavi». McTernan in Italia offre, costituendo la Ceiam nel 1966, un ombrello giuridico a Chiese assai diverse: alcune modaliste, altre carismatiche ma trinitarie. Ne scaturisce una struttura giuridica per tutte le Chiese pentecostali diverse dalle Assemblee di Dio, che con mille comunità e 150mila fedeli rimangono la sigla maggioritaria dei pentecostali italiani. Il progetto rimane in parte sulla carta quanto ad ambizione unitaria. Ma la Chiesa offre un quadro giuridico a gruppi che ne erano privi.
Tra i più consistenti e dinamici, il Ministero Cristiano El Shaddai di Torino, guidato dal carismatico pastore Mike Di Lascio che raduna diverse centinaia di adepti. Tecniche di «marketing religioso» nel mercato globalizzato della fede. E abilità nella gestione. Su scala nazionale il pastore Silvano Lilli ha riorganizzato in profondità la struttura ideata da McTernan. Oggi la Ceiam ha 10 articoli di fede, la cui condivisione è necessaria per aderire alla Chiesa. Trinità, divinità di Gesù Cristo, ispirazione «verbale e plenaria» della Bibbia, battesimo per immersione in acqua, battesimo nello Spirito Santo la cui evidenza iniziale è il dono delle lingue. Il «decalogo» permette di accogliere nella Ceiam realtà pentecostali tra loro lontane, alcune legate al Movimento della Fede. Ogni anno a Roma la Ceiam organizza una conferenza evangelica(Cen). Nel 1999 a Roma la Ceiam ha aperto una scuola biblica.
Nella capitale operano anche una corale di adulti (La Rugiada) una di bambini fra i 5 e i 13 anni (I Piccoli Angeli) e un gruppo musicale (I Diaspri). Un mese fa a Caserta papa Francesco ha visitato la comunità pentecostale del pastore Giovanni Traettino proclamando per i cristiani «l’unità nella diversità» perché «ogni parte ha la sua peculiarità, il suo carisma». L’ecumenismo del terzo millennio «global» è «un poliedro».
GIACOMO GALEAZZI