ebook di Fulvio Romano

lunedì 1 settembre 2014

Pentecostali. La " fede degli schiavi" fa il pieno di proseliti

LA STAMPA

Italia

Marketing e fusioni

Così la “fede degli schiavi”

fa il pieno di proseliti

Conservatori in dottrina, sono attivissimi sui social media

In dottrina sono conservatori ma utilizzano qualunque strumento «hi-tech» per fare proselitismo. In origine erano pochi e divisi in mille sigle, ora si aggregano e aumentano a vista d’occhio. I seguaci della «Chiesa Evangelica Internazionale» (Ceiam) prima di erigere mattone su mattone il loro maestoso tempio a Torino si sono dati una missione epocale: rivitalizzare la galassia pentecostale.

Per questo raccolgono la maggior parte delle offerte durante le funzioni religiose e qualche aiuto economico lo ricevono anche dalla «casa madre» negli Usa. I loro centri principali sono in Campania e in Sicilia ma crescono anche a Torino e in altre città del Nord grazie agli emigrati dal Mezzogiorno, oltreché ai flussi dall’Africa e dall’Asia. Il sociologo Massimo Introvigne, fondatore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) analizza i 350 mila pentecostali evangelici in Italia. «Per più di un terzo si distribuiscono tra Campania e Sicilia, cioè in regioni dove molta gente è sensibile alla religiosità popolare e calorosa, ai miracoli, ai canti, ai balli e sente come troppo celebrale e socio-politica la teologia cattolica che ha abbandonato le confraternite e le feste patronali». Quindi «la provincia di Caserta e la Sicilia sono il Sud America d’Italia». Le comunità pentecostali (di diverse denominazioni) sono quelle maggiormente in crescita e rappresentano quasi un terzo dei circa due miliardi di cristiani presenti nel mondo e tre quarti dei protestanti.

Attivissimi sul Web, padroni della multimedialità: si ritengono la nuova fase della storia dopo il cristianesimo tradizionale. Le comunità della Chiesa Evangelica Internazionale traggono origine dall’attività del pastore americano John McTernan (1900-1975), che negli Stati Uniti sono legate a una Chiesa frequentata prevalentemente da afro-americani, al punto di essere considerata la «religione degli schiavi». McTernan in Italia offre, costituendo la Ceiam nel 1966, un ombrello giuridico a Chiese assai diverse: alcune modaliste, altre carismatiche ma trinitarie. Ne scaturisce una struttura giuridica per tutte le Chiese pentecostali diverse dalle Assemblee di Dio, che con mille comunità e 150mila fedeli rimangono la sigla maggioritaria dei pentecostali italiani. Il progetto rimane in parte sulla carta quanto ad ambizione unitaria. Ma la Chiesa offre un quadro giuridico a gruppi che ne erano privi.

Tra i più consistenti e dinamici, il Ministero Cristiano El Shaddai di Torino, guidato dal carismatico pastore Mike Di Lascio che raduna diverse centinaia di adepti. Tecniche di «marketing religioso» nel mercato globalizzato della fede. E abilità nella gestione. Su scala nazionale il pastore Silvano Lilli ha riorganizzato in profondità la struttura ideata da McTernan. Oggi la Ceiam ha 10 articoli di fede, la cui condivisione è necessaria per aderire alla Chiesa. Trinità, divinità di Gesù Cristo, ispirazione «verbale e plenaria» della Bibbia, battesimo per immersione in acqua, battesimo nello Spirito Santo la cui evidenza iniziale è il dono delle lingue. Il «decalogo» permette di accogliere nella Ceiam realtà pentecostali tra loro lontane, alcune legate al Movimento della Fede. Ogni anno a Roma la Ceiam organizza una conferenza evangelica(Cen). Nel 1999 a Roma la Ceiam ha aperto una scuola biblica.

Nella capitale operano anche una corale di adulti (La Rugiada) una di bambini fra i 5 e i 13 anni (I Piccoli Angeli) e un gruppo musicale (I Diaspri). Un mese fa a Caserta papa Francesco ha visitato la comunità pentecostale del pastore Giovanni Traettino proclamando per i cristiani «l’unità nella diversità» perché «ogni parte ha la sua peculiarità, il suo carisma». L’ecumenismo del terzo millennio «global» è «un poliedro».

GIACOMO GALEAZZI


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