ebook di Fulvio Romano

sabato 13 settembre 2014

Antiretorica resistenziale e "personale" che non cancella "collettivo": il mio incontro -ventenne- con Fenoglio

LA STAMPA

Cultura

Mi rivedo ventenne

affascinato da Fenoglio

Sono nato 68 anni fa, un mese prima che la monarchia diventasse repubblica. La mia giovinezza è stata segnata dalla guerra appena finita e dai miti che l’hanno accompagnata, in primis il mito resistenziale, che oltre ad essere un mito era anche un paradigma politico e morale.

Da ragazzo ho letto molto: dai grandi russi, agli americani, qualche raro tedesco e alcuni francesi. E poi gli italiani: Silone, Cassola, Pavese, Calvino e - più tardi - Meneghello e i poeti Marin, Caproni, Saba, Giotti...

Ma l’incontro della vita è stato quello con… ho il libro accanto alla tastiera del computer e per un momento mi sfugge il nome dell’autore… Confesso che dopo un vano tentativo di ricordarmelo, ho ceduto e… ma sì! Beppe Fenoglio… Una questione privata, edizione Garzanti, la copertina una volta bianca, ora ridotta a effetto marmo con le venature grige indotte dalla polvere del tempo e i caratteri di autore e titolo in nero, grigio e rosso. Qualcuno della mia generazione certamente ricorderà.

Perché Una questione privata? Perché il punto di vista individuale non oscura il carattere collettivo dell’esperienza e perché l’antiretorica è la cifra che mi ha reso subito cara la scrittura di Fenoglio. Allora si faceva ancora la «naja». Sulla pagina interna del mio libro c’è accanto al mio nome la data: 1971. Finito da poco il ’68 , se ne vivevano ancora i postumi che si riflettevano nelle esperienze di inserimento nella vita dopo la parentesi studentesca.

Sfogliando il testo ritrovo delle timide sottolineature a matita. Una tra le tante: «…Oggi era diventato indisponibile, di colpo, per mezza giornata, o una settimana, o un mese, fino a quando avesse saputo, Poi, forse, qualcosa sarebbe stato nuovamente capace di fare per i suoi compagni, contro i fascisti, per la libertà».

Il libro non l’ho mai abbandonato. L’ho riletto e mi capita a volte di imprestarlo a qualche giovane perché chissà?

Che Fenoglio sia capace ancora di parlare alla sensibilità di un ventenne, di affascinarlo con quel modo schivo e coinvolgente di raccontare una storia d’amore e di guerra come è successo a me, tanti anni fa?

Roberto De Biaggio udine

Mario

Calabresi


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