ebook di Fulvio Romano

martedì 16 settembre 2014

Quel barone rampante di Varese, salito sul cipresso per salvarlo dalla giunta leghista...

LA STAMPA

Italia

“Mi sono trasformato

in barone rampante

per salvare i cipressi”

Da giovedì vive sull’albero che il Comune vuole tagliare

È il barone rampante, la piccola vedetta lombarda, l’uomo-scoiattolo («Mi manca solo la coda»). Le definizioni si sprecano. Di certo c’è che, da giovedì pomeriggio, Michele Forzinetti vive su un cipresso californiano nei Giardini Estensi di Varese. E da allora non ha più messo piede a terra. Come il Cosimo Piovasco di Rondò di Calvino, sui rami per protesta contro l’ordine dei genitori di mangiar lumache.

La causa del Tarzan di Varese, 27 anni, laurea in Scienze motorie, è più nobile. Forzinetti è uno di quei matti lucidi che fanno quel che credono e soprattutto credono in quel che fanno. Ha deciso di salvare il suo cipresso e gli altri quindici che il Comune vuole sradicare. Il suo ragionamento è semplice: finché ci sto sopra, l’albero non sarà abbattuto (ma non c’è da giurarci: l’amministrazione è leghista). L’aspetto più gustoso della diatriba è che il cipresso okkupato è a una cinquantina di metri dal Municipio. E l’albero della discordia esattamente davanti alle finestre del sindaco, Attilio Fontana. Lui sospira: «Più che sotto il naso, ce l’ho sopra».

Forzinetti tira dritto. Ha appeso all’albero la bandiera della Pace e uno striscione: «Non c’è futuro senza radici». Per i primi tre giorni, ha anche fatto lo sciopero della fame, poi ha ripreso a mangiare. È ben imbragato, «quindi non temo di cadere», e sta a piedi nudi, «perché così faccio più presa». Dorme appollaiato lassù, conversa con la gente quando ce n’è e quando non ce n’è con uno scoiattolo «rosso, carino, evidentemente felice. Lo faccio anche per lui». Scrive poesie, legge il libro di Julia Butterfly Hill, l’ambientalista americana che rimase issata per 738 giorni su un sequoia in pericolo, ha un telefonino per le emergenze. Quanto alle necessità fisiologiche, non le risolve come sarebbe immaginabile (e disastroso per chi passa sotto) ma ha un pappagallo che i seguaci provvedono a svuotare. «Non ho ambizioni politiche, non voglio farmi pubblicità, non credo nemmeno che alla fine salveremo questi alberi. Sono solo un megafono della gente».

Già, la gente. La reazione è stata sorprendente. Su Facebook, è un plebiscito. Sotto il cipresso, tutto un viavai, e non c’è nessuno che dica «vai via». Sono soprattutto anziani e ragazzi a lasciare messaggi sui tazebao: «Siamo tutti alberi», «Tagliate i politici, non le piante», «Rispetto per l’uomo cipresso». Un idraulico di 19 anni ha provato a scalare un altro albero, ma non aveva l’attrezzatura adatta e l’hanno indotto subito scendere. Si sono appalesati l’inviato di Striscia e il professore di liceo di Michele che ha recitato «I cipressi che a Bolgheri alti e schietti / Van da San Guido in duplice filar», e poi dicono che Carducci è passato di moda. Mamma Forzinetti prima si è preoccupata, poi inorgoglita. La morosa non ha detto niente «perché non ce l’ho», racconta lui, ma a giudicare dai commenti delle ragazzine non tarderà a trovarla. Concesso e non dato che scenda.

Nel suo ufficio con vista sull’oppositore rampante, lo stravotato sindaco Fontana, che a parte il sole delle Alpi all’occhiello è esattamente uguale a Verdi, espone le sue ragioni: «Non è che nel mio programma ci fosse l’abbattimento degli alberi. L’hanno chiesto i tecnici comunali, perché i cipressi non erano previsti nel disegno originale del parco e stanno cannibalizzando i tassi. La soprintendenza ha autorizzato, la Commissione consiliare ha votato a favore, grillino compreso. Allora, o crediamo alla democrazia rappresentativa oppure no». I grillini si sono spaccati. Il consigliere che ha votato sì alla scure, Francesco Cammarata, è appoggiato da quelli di Varese ma contestato da quelli della provincia. E nella pur ricca storia delle diaspore pentastellate, mancava solo quella fra grillini di città e grillini di campagna.

Intanto Forzinetti racconta la sua vita lassù. Momento critico, la notte, perché le frasche non sono solo fresche, ma proprio fredde: «Però ho abbracciato l’albero e l’ho sentito respirare». Solitudine? «Un po’. Ma dall’alto sabato sentivo i rumori della movida». Ah, le mille luci di Varese... «Scenderò giovedì, per assistere al Consiglio comunale sugli alberi». E se andranno avanti? «Allora risalirò». Diceva il «vero» Barone rampante: «Chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria».

alberto mattioli


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