ebook di Fulvio Romano

sabato 10 agosto 2013

Per il già Cavaliere suona l'ora dei Falchi...

LA STAMPA

Italia

La vendetta del Cavaliere per la grazia che sfuma

Prima che sia valutata, dovrebbe accettare la sentenza e lasciare la politica

L’ ultimatum di Berlusconi sull’Imu è un segnale di disperazione politica. È il riflesso condizionato di un uomo con la giustizia alle calcagna, che in queste ore sente scivolargli tra le dita l’ultimo salvagente cui si illudeva di aggrapparsi: la grazia presidenziale.

Chi sta vicino al Cavaliere racconta di contatti molto informali con il Colle, che non avrebbero dato i risultati attesi dalle parti di Arcore. Di qui la reazione veemente sull’Imu e la tentazione sempre più forte di far saltare il banco, muoia Sansone con tutti i Filistei, tipica di quanti non hanno più nulla da perdere, neppure la libertà personale.

Giovedì pomeriggio, tra le ore 16 e le ore 19, ben tre ambasciatori accreditati sul Colle hanno riferito a Berlusconi che l’atto di clemenza nei suoi confronti, se mai verrà concesso, non arriverà prima del 15 ottobre. E sarà comunque subordinato a condizioni rigorosissime tali da configurare nel loro insieme un’uscita di scena, l’addio definitivo di Silvio al grande palcoscenico della politica. Primo, niente più polemiche contro la magistratura. Secondo, Berlusconi accetti la sentenza e i suoi corollari, vale a dire l’espulsione dal Parlamento, l’eventuale detenzione domiciliare oppure un impiego ai servizi sociali. Terzo, l’ex premier formuli un’espressa domanda di grazia, senza pretendere che il Capo dello Stato gliela conceda «motu proprio» sull’onda di manifestazioni e proteste orchestrate dal Pdl.

Solo ove tutto questo si realizzasse (così hanno riferito gli ambasciatori), allora forse maturerebbero le condizioni per un provvedimento di grazia, tutto da studiare nelle sue modalità. Più di così sarebbe impossibile chiedere al Presidente, che mai comunque si presterebbe a concedere «salvacondotti». Sul Colle nulla suona più offensivo di certi moniti lanciati dal Pd, secondo cui «la legge dev’essere uguale per tutti»: come se lui, Napolitano, avesse bisogno di farselo ricordare dal suo partito d’origine... Proprio ieri mattina l’intero gruppo dirigente democratico è salito al Quirinale, e tutto lascia immaginare un franco chiarimento in proposito.

Dire che Berlusconi ci sia rimasto male, sarebbe eufemistico. Il clima dalle sue parti è di autentica tregenda. Attendere fino al 15 ottobre viene considerato un suicidio, nella premessa che già prima di quella data altre procure (ad esempio Napoli, dove Berlusconi è sotto inchiesta per corruzione di senatori) potrebbero profittare della decadenza da parlamentare per stringergli le manette ai polsi. Ma soprattutto, viene respinta come irricevibile la condizione di fondo posta dal Quirinale per l’atto di clemenza, vale a dire un addio alle armi, bandiera bianca e ritiro di fatto dalla politica. Il Cavaliere pretende invece di tirare avanti come se non lo avessero condannato, e la condanna fosse anzi una medaglia al valore. Sta dando la caccia (senza successo) alle bobine originali dell’intervista che il giudice Esposito ha rilasciato al «Mattino», nella speranza di trovarvi affermazioni talmente spropositate da invalidare la sentenza. Nel frattempo, sull’Imu, Berlusconi fa assaggiare un antipasto del caos in cui verrebbe trascinata l’Italia se lui desse ordine, come nel film del «Gladiatore», di scatenare l’inferno. Soltanto un intervento in tackle dell’avvocato Coppi ha messo in forse una tournée di comizi berlusconiani che la Santanché aveva già messo in cantiere per fine agosto a Capri, a Forte dei Marmi, a Cortina. Verdini sta facendo i conti sui numeri necessari, in Senato, per tentare di rendere ineluttabili nuove elezioni, e pare siano stati presi contatti perfino con i grillini. È più che mai l’ora dei «falchi». I quali, se non altro, mostrano cuore e sentimento, si sbattono per Berlusconi nell’ora più difficile, gli si stringono intorno profittando anche dell’assenza del segretario Alfano che non aveva previsto questo dramma quando aveva fissato le vacanze, ed è partito giovedì lasciando campo libero ai signori della guerra.

ugo magri


Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0           Copyright 2013 La Stampa           Bobby WorldWide Approved AAA