Italia
“Sentenza da rispettare, grazia da valutare”
La linea di Napolitano: una crisi di governo sarebbe fatale. Nessuna domanda di clemenza è arrivata
La linea di Napolitano: una crisi di governo sarebbe fatale. Nessuna domanda di clemenza è arrivata
Sono quasi le otto di sera quando l’attesa nota del Quirinale sulla questione Berlusconi viene diffusa. Dopo una giornata ansiosa, le righe vergate dal presidente della Repubblica dopo essere stato chiamato in causa «in modo spesso pressante e animoso», vengono interpretate diversamente dalle forze politiche. «Dichiarazione opportuna» e «rispettosa di tutti i ruoli», interviene tempestivamente il segretario del Pd Guglielmo Epifani. «Dichiarazione un po’ pilatesca che lascia aperto un interrogativo» sulla eventualità della grazia, boccia altrettanto tempestivamente l’ex capogruppo dei Cinque stelle al Senato Vito Crimi. Quello stesso interrogativo aperto è quello che fa sperare «spazi significativi per il futuro» e intravedere una «importante apertura» nel Pdl.
Nella nota, il presidente Napolitano conferma l’importanza del lavoro dell’esecutivo Letta, perché una crisi di governo sarebbe «fatale», definisce quindi «ipotesi arbitrarie e impraticabili» quelle di scioglimento delle Camere, e ricorda come «di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto». E affronta la questione della famosa agibilità politica di Berlusconi giudicando che toccherà al Cavaliere e al Pdl decidere sulla sua funzione di guida «nei modi che risulteranno legittimamente possibili», mentre sulla tanto evocata grazia «nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta».
Un tema, quello della grazia, che ha agitato la giornata politica. «Non si può pretendere dal Colle un segnale o un “salvacondotto” che minano l’uguaglianza di tutti i cittadini. Ne andrebbero di mezzo la credibilità e, ancor più, il prestigio di un presidente amato e stimato da tutti», scrive in un editoriale on line il direttore di «Famiglia cristiana» Antonio Sciortino. Più duri i toni del Movimento Cinque stelle, che arriva, con il senatore Michele Giarrusso, a ventilare la richiesta d’impeachment contro il presidente Napolitano nel caso in cui concedesse la grazia a Berlusconi, «dovrebbe essere messo in stato d’accusa per attentato alla Costituzione: non è una mia posizione personale, anche Grillo è d’accordo e ci stiamo già preparando».
Così, dopo la diffusione delle dichiarazioni presidenziali, mentre nel Pd si mette subito l’accento sulla loro opportunità «viste le pressioni che si sono create anche indebitamente», come dice il leader Epifani, mentre da quelle parti si definisce Napolitano «impeccabile» (lo dice Pittella), il «custode della Costituzione» (il lettiano Francesco Boccia), con la sola eccezione del senatore Corrardino Mineo che sintetizza la nota con un «vorrei ma non posso», nel M5S si legge con allarme il richiamo del capo dello Stato al dovere di «un esame obbiettivo e rigoroso» dinanzi a un’eventuale richiesta di grazia: è un coro di critiche a Napolitano, con la deputata Sarti che annuncia, se verrà esaminata una domanda di clemenza, «saremo tutti in piazza».
Ma è ovviamente nel Pdl che le parole di Napolitano erano attese con più impazienza. E vengono accolte cercando di leggerne i segnali che aprono una «prospettiva»: pur “nella sua cautela”, come nota l’ex ministro Romani, «sembra non lasciare dubbi sulla eccezionalità del caso giudiziario». Nonostante la Gelmini noti che «resta il problema dell’agibilità politica di Berlusconi», secondo la sottosegretaria Michaela Biancofiore nelle parole del presidente si coglie «con evidenza» una «disponibilità di massima» sulla ipotesi di grazia. Se, come ha sottolineato il capo dello Stato, gli verrà chiesta.
francesca schianchi