La Francia torna a consumare
Famiglie e spesa pubblica
spingono il pil oltre le attese
La produzione industriale è ripartita, le famiglie sono tornate a consumare, l’import-export ha ritrovato slancio. Così la Francia ha trovato la via d’uscita dalla recessione, e nel secondo trimestre ha sorpreso mercati ed esperti di statistica con un rimbalzo del Pil come non se ne vedevano da due anni: +0,5%, tre punti base in più delle stime emesse a luglio dall’Insee nella sua periodica Nota congiunturale.
La spinta più rilevante è arrivata dalla domanda interna, che dopo aver oscillato intorno alla stabilità per nove mesi ha fatto segnare un incremento dello 0,3%, trainata dalla ripresa dei consumi di privati e pubblica amministrazione. Le famiglie francesi, infatti, tra aprile e giugno hanno ritoccato al rialzo le loro spese in servizi, in particolare per alberghi e ristorazione, hanno mantenuto elevate quelle in energia, anche a causa di una primavera fredda, e hanno persino ricominciato a investire in automobili , con spese in aumento del 2,1%, dopo un -5,5% nei primi tre mesi dell’anno.
Buone notizie sono arrivate anche dall’industria, che è «di nuovo dinamica», per dirla con l’Insee. La produzione di beni manifatturieri è aumentata del 2%, con un picco di +8,2% nei materiali da trasporto, e quella dei servizi commerciali dello 0,7%. Allo stesso tempo, le aziende sono tornate ad ingrandire i propri stock, segno di ottimismo per le vendite future.
Sul fronte internazionale, cielo sereno sia per le importazioni sia per le esportazioni, che avevano vissuto un inizio d’anno tormentato. Grazie alla loro crescita, rispettivamente dell’1,9% e del 2%, il contributo del commercio estero al Pil è tornato ad essere neutro, non più negativo come nei primi tre mesi del 2013.
In questo quadro idilliaco, però, emergono due piccole zone d’ombra. La prima riguarda gli investimenti a lungo termine, tanto nel pubblico quanto nel privato, che continuano a diminuire ininterrottamente dall’inizio del 2012, anche se nell’ultimo trimestre hanno rallentato il ritmo. La seconda, ben più preoccupante, è sul fronte dell’occupazione: tra aprile e giugno Oltralpe si sono persi 27.800 posti di lavoro dipendente, oltre il triplo di quelli cancellati nel trimestre precedente. La ripresa dell’attività economica, dunque, fatica ancora a tradursi in rilancio dell’occupazione.
chiara rancati