ebook di Fulvio Romano

giovedì 15 agosto 2013

Reichlin: i dati mostrano una ripartenza

LA STAMPA

Economia

Dati migliori del previsto

Nella nostra industria

emergono segnali di ripresa

E per qualcuno l’euroscetticismo, ormai, fa sbagliare le stime

La ripresa economica in Italia sarà «difficile» aveva sentenziato un mese fa il Fondo monetario internazionale, perché costretta a fare i conti con «forti venti contrari» ed esposta a «rischi al ribasso». E a maggio, l’Ocse aveva previsto che la recessione «continuerà per tutto il 2013».

Sarà anche vero, ma il dato più sorprendente di ieri non è tanto che il Pil italiano, secondo l’Eurostat, sia sceso nel secondo trimestre dello 0,2 per cento su quello precedente e del 2 per cento sui mesi analoghi del 2012. Se l’Italia non è ancora uscita dalla recessione, contrariamente all’Eurozona nel suo complesso, è anche vero che ha rallentato molto il ritmo della contrazione - nel primo trimestre il prodotto era sceso dello 0,6 per cento. Soprattutto, quel calo congiunturale dello 0,2 per cento segnala un andamento migliore del previsto. All’unisono, due economisti autorevoli come Lucrezia Reichlin e Francesco Daveri, pur con tutte le dovute cautele, sostengono che «l’industria italiana è ripartita».

Ma intanto, fa impressione il pessimismo del «consensus», l’indicatore principale che tasta il polso all’andamento dell’economia attraverso indagini amplissime tra imprese, banche, istituti di ricerca, e che viene preso molto a riferimento dagli operatori di mercato, dagli economisti e dagli investitori. Aveva previsto un calo congiunturale più marcato per il Pil italiano: lo 0,4 per cento. Nel caso della Francia la forbice è stata anche più ampia: lo 0,1 della previsione contro lo 0,5 certificato dall’istituto di statistica. Nel caso del Portogallo, l’errore è impressionante: il consensus scommetteva su un calo dello 0,1 per cento, mentre l’Eurostat ha certificato un balzo positivo dell’1,1 per cento, trimestre su trimestre. Come se attorno ad alcuni Paesi, e in particolare l’Italia, riflette ad alta voce Reichlin economista della London Business School, si fosse coagulato «un pessimismo eccessivo».

Reichlin ha elaborato anni fa assieme ad altri colleghi un indicatore che contrariamente al consensus non sonda anche umori, ma solo dati nudi e crudi, il «now-casting», che ha azzeccato invece in pieno la stima sulla dinamica del secondo trimestre italiano.

Interessante, sul malumore eccessivo degli analisti, un’analisi di Royal Bank of Scotland, secondo la quale i segnali di recupero vanno certamente presi con le pinze, ma che «sono un colpo ulteriore alla narrazione euroscettica» che ha prevalso in questi ultimi due anni.

Gli analisti di Rbs ricordano le innumerevoli volte che sono state predette catastrofi del sistema bancario europeo, della moneta unica, o che è stato dato per certo il contagio all’area dell’euro delle crisi di singoli Paesi finiti sull’orlo del baratro (ultimo, in ordine, Cipro). E sentenziano che l’ultimo esempio in ordine di questa visione inguaribilmente cupa «sono le stime macroeconomiche, caratterizzate da una notevole dose di pessimismo».

Reichlin, tuttavia, invita alla cautela sui prossimi mesi, poiché la ripresa esilissima che si annuncia con questi dati «è ancora molto fragile, anemica». Ma l’economista sottolinea in particolare che i dati del settore manifatturiero ««mostrano una ripartenza». Allargando il campo all’area della moneta unica, l’ex capo della ricerca della Banca centrale europea sottolinea che è evidente che «i mercati stanno cominciando ad essere più positivi sull’Europa».

La notizia di ieri dell’uscita dell’area dell’euro dalla recessione era stata preannunciata dal dato sulla produzione industriale uscito martedì e che ha certificato un andamento dello 1,7 per cento congiunturale nel secondo trimestre, il balzo più robusto dalla fine del 2010. Francesco Daveri spiega in particolare che in Italia«gli ordini sono ripresi da marzo e la produzione industriale, pur essendo ancora negativa, sta ripartendo».

L’economista dell’Università di Parma sottolinea che sta migliorando l’umore delle famiglie e delle imprese e che sono ripresi gli acquisti in beni durevoli e in beni di investimento, assieme ad altri indicatori che «convergono tutti nel dire che la situazione sta migliorando che la ripresa non solo c’è, ma potrebbe essere anticipata al terzo trimestre», contro la maggior parte dei pronostici che la danno in arrivo per fine anno.

Tonia Mastrobuoni


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