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giovedì 31 luglio 2014

Strata: universitari in pensione a 67 anni, tranne produttori di soldi e pubblicazioni....

LA STAMPA

Cultura

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e pensione

La soluzione a cui si è arrivati sull’età (68 anni) di pensionamento dei docenti universitari nell’ambito del decreto PA è soddisfacente», recita il Ministro Giannini e aggiunge «viene incontro alle specificità del settore». Ci preme sottolineare che la più importante specificità del mondo della ricerca riguarda il creare conoscenza e che in tutto il mondo questa creatività spesso persiste a lungo. Negli Usa e in altri Paesi, la discriminazione in base all’età è illegale come quella basata sul colore della pelle o sul sesso e la si fa con un’intelligente valutazione del merito. Il ricercatore incrementa il suo stipendio dai fondi che ottiene e deve versare al Dipartimento una percentuale dei finanziamenti che gli consentono di occupare spazi, e usufruire di servizi. In questo modo lavorerà finché è in grado di procurarsi finanziamenti.

In Europa l’età della pensione è intorno ai 65-67 anni, ma coloro che sono produttivi e ottengono prestigiosi finanziamenti continuano il loro lavoro. L’Italia ha sempre fatto eccezione con un pensionamento a 75 anni ridotto poi a 72 (Mussi) e 70 (Gelmini). Penso che il modello europeo posizionato sui 67 anni, dal quale si è distaccato il Regno Unito, sia il più adatto per il nostro Paese, ma introducendo l’obbligo per le Università di recuperare quei docenti che hanno importanti finanziamenti e presentano ottime pubblicazioni. Un tetto del 5-10% rispetto al numero dei docenti di ogni Dipartimento proteggerebbe dagli abusi. Lo spazio lasciato vuoto dovrebbe essere riempito da giovani ricercatori. Se reclutati su base meritocratica si potrebbe intravedere l’inizio di un vero cambiamento. Per questo sarà importante il ruolo dell’ANVUR. Questa mia proposta illustrata al Forum Università e Ricerca del Pd nel 2010 fu disapprovata da tutti i 44 docenti intervistati dalla rivista Campus Pro del 23/7/2010 e l’allora Presidente del Forum Maria Chiara Carrozza, poi diventata Ministro, la lasciò cadere nel vuoto. Forse è l’ora di prenderla in considerazione e chiedere un parere al mondo extra-universitario. L’Università deve creare conoscenza non soltanto trasmetterla.

Professore Emerito, Università di Torino

Piergiorgio Strata


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