Cultura
Movida senza
residenti
Arriverà o no l’ordinanza del sindaco di Torino Piero Fassino sulla «movida» di San Salvario e sulle altre zone della città in cui è sciamata la vita notturna?
Annunciata e poi rinviata, prevede la chiusura dei locali all’una dal lunedì al martedì, alle due dal giovedì alla domenica. Con l’autorevole sigillo di un sindaco che, in quanto presidente dell’Anci, rappresenta tutti i comuni italiani. Il compromesso proposto sembrerebbe accettabile dalle parti contrapposte, degno quanto meno di essere sperimentato. Ma deve fronteggiare la dura protesta degli esercenti che minacciano sfracelli, chiusure e tagli dell’occupazione. E qui, pazienza, a parte le esagerazioni sulle possibili conseguenze, c’era da aspettarselo. Stupiscono piuttosto le avversioni che si sono manifestate nel mondo politico, da esponenti della stessa maggioranza di centro sinistra: tributari di una vetusta, acritica retorica giovanilistica.
Come se il tirar tardi e fare in ogni senso casino (non i musei, l’arredo urbano, i buoni ristoranti...) redimesse il «grigiore» della città. Non rimpiangerò certo, da ottuso passatista, il tempo in cui il divertimento fino ad ora tarda era riservato al giovedì (un prender fiato dalle incombenze quotidiane) e al fine settimana. Non proverò a conteggiare maliziosamente quanto si spende ogni sera, nella «movida», da parte di presunti disoccupati che siamo indotti ogni giorno a compatire. Mi farò una ragione della diffusa propensione al rumore, allo schiamazzo, allo stordimento musicale come se fossero i segni di una funesta mutazione antropologica.
Ma condivido la pretesa dei residenti di poter dormire, si tratti non soltanto di vecchi o bambini, ma di persone che devono presentarsi al lavoro in piena efficienza, senza avere gli occhi gonfi. Costretti per di più a scansare i detriti e le tracce immonde lasciate da ubriachi e drogati. E’ inutile girarci intorno, esistono diritti e diritti. Quelli essenziali, che riguardano il riposo e un ambiente pulito, devono prevalere su quelli accessori o superflui che riguardano un sia pur onesto divertimento. I gestori dei locali devono tenerne conto senza prendersela con il sindaco, o suggerire rimedi alternativi, non semplici diversivi, che salvaguardino la quiete delle persone. Si potrebbe avanzare, nel caso di una paralizzante conflittualità, una «modesta proposta»: agevolare con adeguate sovvenzioni l’esodo dei residenti dalle zone infette, lasciandole al dominio incontrastato di spacciatori e oltranzisti del divertimento. Beninteso, con opportune recinzioni. Che se la cantino e se la suonino.
Lorenzo
Mondo