«Ognuno ha il suo stile», dice Coppi con un’alzata di spalle quando gli si chiede se il successo in appello per il processo Ruby sia dovuto al cambio di atteggiamento della difesa (insieme a lui Filippo Dinacci) rispetto al primo grado quando la toga la portavano gli avvocati Ghedini e Longo. È come se concedesse l’onore delle armi quando ricorda che i motivi di appello sono stati preparati dai colleghi e che la vittoria è collegiale. In realtà la chiave di questa assoluzione sta nella massima che Coppi ripete sempre: difendersi nel processo e non dal processo.
Professore, una sua vittoria e una vittoria per Berlusconi. Ma per la giustizia? Viene da chiederselo quando la condanna passa da 7 anni a zero. «Direi proprio che è stata fatta giustizia. L’appello serve per correggere eventuali errori del primo grado. E in questi caso la sentenza di primo grado era indifendibile». Dunque è lecito per un premier chiamare un questura e fare pressioni? «Il reato corrisponde a una configurazione tipica fatta dal legislatore. E nella situazione concreta mancano gli elementi costitutivi del reato. Era stato ipotizzato un ordine vincolante nei confronto di un capo di gabinetto di una questura che non avrebbe avuto nessuna possibilità di sottrarsi all’ordine perché paralizzato dalla paura di poter essere penalizzato nella carriera. Noi difensori abbiamo sostenuto che non vi era traccia di ordine vincolante in quella telefonata durata pochi secondi. Quindi la concussione non esiste». E la prostituzione? La minore età di Ruby? «Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire il ragionamento dei giudici visto che la formula di assoluzione è molto ampia, il fatto non sussiste. È stato sicuramente escluso il dolo, perché la mancanza di consapevolezza della minore età della ragazza scusava secondo le norme in vigore quando è stato commesso il fatto. E comunque Ruby, che ha sempre detto tutto e il contrario, non ha mai ritrattato sul punto, ribadendo sempre di non aver mai fatto sesso con Berlusconi. E questo è un dato insuperabile visto che non si ha la prova certa. La condanna per prostituzione minorile di una ragazza che nega di essere andata a letto con il suo corruttore rimane singolare. E nel processo non vi erano prove che consentissero di dire che Ruby aveva mentito». Secondo lei quanto ha inciso in questa assoluzione il cambio del clima politico, la simpatia tra Renzi e Berlusconi? «Io ho sempre avuto la certezza, tranne rari casi, della impermeabilità della magistratura alle pressioni politiche. Credo invece che i magistrati possano essere più o meno bravi, interpretare bene la legge o cadere un errore». Lei in aula non ha difeso l’indifendibile, ossia le cene “eleganti” di Arcore. Questo separare la questione morale da quella sostanziale è stata la chiave del successo? «Per un mio stile cerco di rimane aderente ai fatti e non mi fermo su questioni inutili. Su quelle cene ognuno può pensare quello che vuole, eleganti o non eleganti, ma non era su quello che si doveva vincere la causa». Adesso difenderà Berlusconi anche a Napoli per la corruzione dei senatori? «Per adesso pensiamo solo alla vittoria di oggi». Come sta Berlusconi? «Certamente è molto sollevato. Sentirsi prima accusare e poi condannare a 7 anni di reclusione per una telefonata proverebbe chiunque». Prossimo passo la Cassazione?«Aspettiamo. Ho grande considerazione del procuratore generale, un magistrato di grande equilibrio e credo che prima di decidere sul ricorso vorrà leggere le motivazioni della sentenza».