ebook di Fulvio Romano

sabato 19 luglio 2014

Vegetation as a Political Agent. Mostra a Torino

LA STAMPA

Cultura

Torino

Le foreste

nel loro piccolo

fanno politica

Vegetation as a Political Agent è una mostra complessa e stratificata che innesca flussi di pensiero, azione e informazione, legati ai rapporti tra mondo umano e mondo vegetale, tra strategie sociali e tempi naturali. Marco Scotini è curatore al Pav di Torino di una delle esposizioni tra le più estreme degli ultimi tempi. Estrema perché travalica l’aspetto estetico di rappresentazione per diventare uno strumento critico di analisi della storia sociale delle piante dagli ultimi tre secoli ad oggi. Il vegetale viene considerato, nei diversi contesti storico-geografici, un agente politico in grado di orientare stili di vita e imporre il dominio degli stati.

«Nel XVII e XVIII secolo – afferma Scotini - attraverso le piantagioni coloniali e i mercati via mare, si definivano i primi sistemi di controllo delle specie e prendevano forma condizioni di espropriazione e sfruttamento territoriale nella lotta per il monopolio delle spezie».

Da una parte, il curatore individua nell’Orto Botanico di Torino il terreno di ricerca e catalogazione vegetale sviluppatosi nel Settecento; dall’altra, al Pav - il centro/opera fondato da Pietro Gilardi - trova il terreno creativo ottimale nel quale coniugare arte e vegetazione, protesta e ritmi biologici.

Tre enormi mostruose pannocchie di Piero Gilardi, con lo striscione che riporta la scritta «Ogm free!», ci accolgono in quel micro mondo di ricerca e fermento che è il Pav. La mostra si svolge tra esperienze di lotta - come i murales dell’attivista delle Black Panters, Emory Douglas, rifatti con la popolazione zapatista - e esperienze comunitarie di agricoltura, come Crossroads Community/The Farm: la fattoria, ancora funzionante, fondata nel 1974 da Bonnie Sherk sotto gli snodi autostradali di San Francisco.

Il percorso comprende inoltre una selezione documentaristica, proveniente dall’Orto Botanico, di alcune specie pedemontane protette e in via di estinzione esposte nella serra del Pav (la Peonia e la Marsilea). Accanto alle tavole degli erbari vi sono immagini che sottolineano le possibili narrazioni del mondo vegetale sul piano normativo e conservativo. Il collettivo Critical Art Ensamble, lavorando già da anni con il Pav, analizza la precarietà del vegetale in relazione alla precarietà umana. «La precarietà in cui vivono le piante a rischio di estinzione è la stessa precarietà di quei cittadini che oggi tornano a rivalutare le pratiche di orticoltura urbana, intese come fonte di sussistenza in una crisi che colpisce le persone economicamente più fragili», afferma il curatore. In mostra, vi sono progetti come quello dell’ingegnere George Chan (1923), introdotto da Fernando García-Dory, sulla sostenibilità ecologica e su un sistema di allevamento simbiotico secondo il ciclo vitale dei rifiuti. Conflitti, lotte e proposte ecosostenibili si alternano in video, in fotografia e in colture. Citiamo, per finire, l’installazione del collettivo RoZo: una capanna di bambù e foglie di palma all’interno della quale sono appese foto della resistenza vietnamita resa possibile dalla foresta. Di fronte vi sono foto della mietitura algerina di impostazione militare fatta sotto il controllo dell’esercito.

Manuela Gandini


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