ebook di Fulvio Romano

venerdì 18 luglio 2014

La liturgia tarocca della diretta streaming

LA STAMPA

Italia

L’incontro trasmesso sul web

Bassa qualità e video a scatti

La liturgia tarocca

della diretta streaming

Domandiamoci: perché accettiamo che lo streaming di un incontro politico sia a priori una notizia? E’ veramente grottesco il fatto che la produzione di un pessimo video sia oramai metabolizzata come modalità rivelatrice della massima trasparenza, della cristallina verità rispetto ad ogni turpe magheggio di palazzo. E’ una mistificazione assecondare l’idea che lo streaming sia un omaggio alla libera informazione, alla lussuria che prova l’inesistente «popolo della rete» per aver finalmente infilato il suo strumento più potente nelle viscere corrotte dell’informazione prezzolata.

Quale sarebbe stata la differenza in termini di mediazione se, invece che una fonte streaming, il segnale audio-video dell’incontro fosse stato originato da un canale tv, poi magari pure diffuso a tempo reale in rete? Una migliore qualità di quello che abbiamo visto e sentito, uno standard più adeguato al nostro condizionamento alla visone, in cui, anche se non ci riflettiamo, è importante vedere con chiarezza la faccia di chi parla, o leggere la sua espressione e cogliere ogni inflessione della sua voce. Lo streaming non è il massimo della verità, ma proprio per la sua nebulosa visibilità, è al culmine di ogni alterazione. Poi qualcuno mi dirà che lui lo vedeva alla perfezione, ma è giusto che in assoluto sia privilegiato solo chi ha una potente connessione?

Lo streaming è una ritualità a base sciamanica, ma abbiamo fatto tutti fatto finta che sia giustificata da non si sa quale superiore entità. L’inquadratura fissa con le bandiere di quinta, quella tavolata di figurine che si muovono a scatti e dal viso indistinguibile, il tendaggio giallo a destra dove ogni tanto si affaccia un commesso in livrea è divenuta l’icona base di un evento che mai è tale, ma è entrato comunque a far parte impunemente di una nuova e tarocca liturgia.

In realtà la presunta virtù eroica dello streaming è una buffonata mediatica, lo seguiamo senza battere ciglio solo perché lo vediamo al centro di un programma della «detestabile tv» dove giornalisti e conduttori stanno in uno studio dalle luci perfette, truccati e acconciati come un giorno di festa, ma costretti a fare da cornice a un francobollino saltellante che ogni tanto s’interrompe; è folle esattamente come lo sarebbe ascoltare un pianista che usasse per suonare quelle pianoline di plastica con i tasti colorati che si regalano ai bambini.

Il culto dello streaming ci ha sopraffatto, lo subiamo infervorati vedendoci la mistica epifania dell’autenticità, il raggio di luce salvifica nel profano raccontare le mucillagini della politica.

Gianluca Nicoletti