ebook di Fulvio Romano

giovedì 24 luglio 2014

"Il lupo fa emergere pulsioni profonde"

LA STAMPA

Cuneo

“Fatto straordinario che i lupi

abbiano affrontato un pastore”

Il lavoro di Life Wolfalps per un censimento del predatore sulle Alpi

Fabio Barreri, giovane margaro con alpeggio a Oncino (Valle Po), ha pubblicato sulla propria pagina facebook l’immagine di un vitellino morto con un ampio squarcio nella parte posteriore. Dietro di lui si vede la madre muggire disperatamente. Senza dubbio una foto di grande impatto, e in un attimo sul web si è scatenata la corsa al commento, con decine e decine di interventi che si sono succeduti nel giro di poche ore.

Prese di posizione pro e contro il lupo, individuato come autore del misfatto, con degenerazioni che hanno chiamato in causa addirittura i rom: se dobbiamo prendercela con qualcuno – questa la tesi – tanto vale indirizzare il proprio rancore nei confronti di chi vive di furti, piuttosto che di un animale che al massimo ogni tanto si porta via qualche agnello.

Nulla di nuovo: quando si tocca il tema lupo, e soprattutto quando il dibattito si sviluppa all’interno di un’arena per gladiatori quale troppo spesso è facebook, puntualmente emergono pulsioni profonde ed è «normale» che si giunga agli insulti.

Il veterinario dell’Asl, competente nel verificare i danni sui domestici, ha effettuato il sopralluogo nella stessa giornata della predazione, martedì 22 luglio, ed ha potuto verificare, dalla tipologia delle ferite riportate dal vitello, che l’attacco è da imputare a un cane. E in effetti da un po’ di tempo in zona era segnalata la presenza di un cane che aveva già attaccato un gregge. Una tale constatazione non cancella in alcun modo né il danno subito dal pastore, né le sofferenze patite dal vitello e dalla madre, ma ristabilisce se non altro la verità rispetto a un episodio che rischia come tanti altri di alimentare tensioni nei confronti del lupo che, se da un lato sono giustificate dalla cattiva fama della specie, consolidatasi nei corso dei millenni, dall’altro in tempi recenti sono state in più occasioni alimentate ad arte.

Con definizioni dell’animale – bestia antropofaga – che non hanno ragion d’essere e non fanno altro che creare inutili allarmismi. Il lupo non mangia la gente; è vero invece che in particolari e rare situazioni si possa avvicinare anche all’uomo.

È quanto si è verificato lo scorso lunedì 14 luglio nei pressi del gias Costa Rossa in Bisalta. Nell’occasione – secondo la testimonianza di Simone Migliore - quattro lupi avevano predato un capretto e si erano avvicinati al giovane pastore, tanto da spaventarlo. Un evento grave e poco chiaro, che ha spinto il Corpo Forestale dello Stato e i responsabili del progetto Wolfalps, che si occupa del lupo a livello di arco alpino, a documentare sul posto lo svolgimento dell’attacco.

«Da quel che ci ha raccontato Simone – riferisce Francesca Marucco, coordinatore scientifico di Wolfalps – un lupo è entrato nel gregge ed ha afferrato un capretto. Solo in quel momento si è accorto della presenza del pastore. Probabilmente è stata proprio la sorpresa di una presenza non avvertita fin dall’inizio che ha determinato nei lupi, poiché nel frattempo al primo se ne erano aggiunti altri tre, un atteggiamento non consueto: invece di scappare subito, hanno mantenuto la posizione, e dopo che il pastore ha lanciato contro di loro un bastone hanno ringhiato, abbandonando sul posto il capretto quando uno dei pastori maremmani a guardia del gregge si è fatto avanti».

Il caso verificatosi al Gias Costa Rossa ha registrato l’immediata reazione dell’ Adialpi («Associazione Difesa degli Alpeggi») e dell’«Associazione Alte Terre», che hanno indicato nel porto d’armi ai pastori e nella possibilità di abbattere i lupi l’unica via d’uscita.

Quale che sia la direzione che verrà presa in futuro, per agire è indispensabile avere chiara la situazione della consistenza della popolazione di lupo sulle nostre montagne e sulle Alpi, nonché poter disporre di un quadro completo dei danni subiti e delle necessità dei pastori legate ai sistemi di prevenzione degli attacchi e alla gestione generale degli alpeggi. Sono queste due delle azioni che impegneranno nei prossimi mesi gli operatori del progetto «Life Wolfalps», insieme a un dialogo già avviato con allevatori, ambientalisti, cacciatori e tutti coloro i quali sono direttamente coinvolti dal ritorno del predatore.

UFFICIO STAMPA LIFE WOLFALPS


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