ebook di Fulvio Romano

sabato 26 luglio 2014

Giuseppe Pontiggia e Lalla Romano, un padre una madre e il mistero dei figli

LA STAMPA

Cultura

Pontiggia e Romano: un padre

una madre e il mistero dei figli

Commovente a ciglio asciutto. Perché parla della disabilità con dignità, ma non con freddezza. Con amore, ma senza patetismi. Leggere Nati due volte di Giuseppe Pontiggia mi ha davvero sorpreso.

A raccontare in prima persona è qualcuno che assomiglia molto allo scrittore, un padre colto, disincantato, pigro, insomma non uno stravolto dalla situazione, ma nemmeno pronto a fare la crociata. Forse non mi so spiegare ma intendo dire che, come chiunque, era uno che non si aspettava un figlio disabile. E quando succede cerca di spiegarselo. E anche lui, non particolarmente credente né inibito, si pone il dubbio che possa esservi qualche sua responsabilità, nel fatto che aveva cominciato a tradire la moglie proprio nel momento in cui lei era incinta. Non che la cosa fosse automatica, ovvio, ma che ci fosse una difetto di attenzione, mentre lei stava male e lui aveva altro a cui pensare. Poi il figlio arriva. Le reazioni. I suoceri, la moglie, gli altri, i medici. Subito e, dopo, durante gli anni.

Bella la descrizione degli addetti ai lavori. Ne escono bene soprattutto i volontari, i ragazzi che in parrocchia imparano e fanno la cosa più bella della loro vita: aiutare a vivere. In modo disinteressato semplice e gioioso. A quel punto Pontiggia apre una parentesi sul Bene, su come sia imperdonabile parlarne, e parlarne bene, in questa società o meglio nella società di sempre. Eppure lui non può farne a meno. L’ha visto, l’ha sperimentato.

Ma la cosa migliore è il rapporto con il figlio, disabile e intelligente, capace di essere la sua debolezza e, insieme, la sua forza, il suo fallimento e il suo successo, lo sguardo giusto sul mondo.

Il libro di Pontiggia mi ha fatto tornare alla mente un altro letto tanto tempo fa e che mi colpì moltissimo. Sempre il rapporto con un figlio. Non più un padre ma una madre, un figlio non disabile ma difficile, uno «sdraiato» ante litteram, semplicemente uno che non corrispondeva affatto ai progetti che i genitori - una scrittrice-pittrice affermata e un dirigente di banca - avevano per lui. Questa volta parlo di Le parole tra noi leggere di Lalla Romano, libro talmente trasparente da avere creato anche qualche problema (se ricordo bene) nel rapporto (reale) tra madre e figlio.

A me è servito moltissimo, più di tanti saggi su come e perché non bisogna caricare i figli delle proprie aspettative, che poi sono le proprie frustrazioni, solo a volte i nostri migliori sogni. Trovavo stupende anche le risposte di quel figlio, come sapeva trovare il modo di «deludere» volutamente soprattutto la madre. Vorrei fare delle citazioni ma non sono a casa e non ho i libri sottomano.

Belli. Se dovessi iniziare a seminare libri per la città come è andato di moda per qualche tempo, inizierei con questi. Dove? Nella sala vip di un aeroporto. Se solo non avessi paura di volare (libro che non ho mai letto), se solo fossi una vip.

M.B. imperia

Mario

Calabresi


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