ebook di Fulvio Romano

martedì 13 agosto 2013

Il gas azero non chiede permesso a Putin...(che rilancia)

LA STAMPA

Economia

Metano all’Europa, Putin rilancia la sfida

La Russia vuole aumentare l’export contro il Tap

L’aereo che ieri mattina riportava a casa da Baku il premier Enrico Letta era appena decollato, e già nella capitale azera ci si preparava ad accogliere un nuovo ospite importante. Via le bandiere italiane lungo l’autostrada per l’aeroporto ed ecco comparire quelle russe: a distanza di 24 ore da Letta, in Azerbaigian arriva oggi Vladimir Putin. Accompagnato da alcune navi da guerra dalla flotta russa sul Caspio (in assetto da cerimonia), da mezzo governo e dai vertici dei colossi dell’energia di Mosca. Baku diventa così nel giro di due giorni una sintesi della complessa mappa dell’energia in Europa. Le strette di mano domenicali tra Letta e il presidente azero Ilham Alyev hanno sancito l’accordo sulla Tap (Trans Adriatic Pipeline), il «tubo» che porterà il gas del Caspio in Italia evitando la Russia, come l’Unione Europea e gli Usa auspicano da tempo. Ma Putin arriva subito a Baku in scia al premier italiano, come a voler ricordare chi è il vero protagonista della partita.

Miliardi e geopolitica. Alta ingegneria e strategie energetiche. L’Italia adesso ha un ruolo chiave e delicato. Si è appena aggiudicata la possibilità di essere il primo approdo in Europa per gas dell’Est non russo. Ma nello stesso tempo è coinvolta con l’Eni in South Stream, il più ambizioso progetto di Mosca per rafforzare la fornitura russa all’Europa centro-meridionale.

«La nostra posizione su South Stream non cambia ora che abbiamo ottenuto la Tap», sostengono i collaboratori di Letta a Palazzo Chigi, garantendo che l’Italia continuerà a fare la propria parte. Resta da vedere se il governo attuale spingerà per il gasdotto russo con lo stesso entusiasmo che Berlusconi riservava al progetto dell’«amico Putin».

Il tema della diversificazione delle fonti energetiche sarà certamente sul tavolo nel caso Letta ottenga presto, come si vocifera, la possibilità di incontrare Barack Obama alla Casa Bianca. E le preoccupazioni americane per la dipendenza dell’Europa dal gas russo sono ben note. «La Russia resterà il fornitore primario di energia all’Europa, incluso il gas naturale, per molti anni anni e forse decenni», afferma una recente analisi del Congresso americano. Gli Usa avrebbero preferito per questo che il contratto per il gas azero andasse al consorzio Nabucco, che lo avrebbe distribuito a vari Paesi del centro Europa quasi totalmente dipendenti dalla Russia. Ma ora hanno dato appoggio aperto al Tap, dichiarando «strategico» anche per gli interessi americani ogni progetto che diminuisca il peso di Mosca nelle scelte energetiche europee.

Ma Putin sembra intenzionato non solo a difendere, ma a incrementare l’attuale fornitura di 150 miliardi di metri cubi annui di gas ai Paesi Ue (che hanno un fabbisogno complessivo attuale di 485 miliardi). South Stream procede a grandi passi verso il Corridoio Sud europeo e Mosca non pare temere molto la concorrenza del gas azero: «Quello che hanno a disposizione può servire al massimo a tenere acceso un barbecue», ha ironizzato sul Financial Times un manager del colosso russo Gazprom.

Battute a parte, South Stream punta a contrastare i rivali del Caspio rifornendo l’Europa meridionale con un gasdotto che passi sotto il Mar Nero sbucando in Bulgaria, per puntare da qui verso l’Europa centrale. A giugno, i vertici di South Stream e l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, hanno deciso di far partire a metà del 2014 la costruzione del gasdotto sottomarino nel Mar Nero e la Bulgaria è già al lavoro per accogliere il «tubo».

Si tratterà quindi di un secondo braccio russo insieme al North Stream, che dal Baltico punta in Germania tagliando fuori gli ucraini, protagonisti di varie guerre del gas con i russi. Una sorta di tenaglia che inquieta e non piace in vari Paesi ex sovietici dell’Est Europa.

Primo tra tutti la Polonia, dove il ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski ha paragonato l’accordo tra Russia e Germania per il Nord Stream al patto Molotov-Ribbentrop, che portò alla spartizione del territorio polacco ai tempi della Seconda guerra mondiale.

marco bardazzi


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