ebook di Fulvio Romano

lunedì 30 giugno 2014

Non Pos-sumus. Nicoletti sulla rivolta anti Pos degli autonomi

LA STAMPA


Economia

E il Paese si divide

metà tartassati

e metà complottisti

Evitata la sanzione, è già scattata la corsa alla scusa

Amici idraulici, elettricisti, antennisti, siate gentili, evitate il turpiloquio con quella signora ostinata che, già da questa mattina, vi chiederà di tirare fuori il Pos, solo per pagare con il bancomat quella cosetta che le avete aggiustato in casa. Cavatevela alla grande e stupitela con un: «Non Pos-sumus», rispondetele come un paio di papi risposero a chi voleva mettere le mani sui loro averi. Tanto vale farci una risata, l’intransigenza verso ogni trattativa passerà così dai pontefici agli artigiani ed esercenti, che faranno di tutto per non arretrare di fronte il “quasi obbligo” di munirsi della macchinetta per i pagamenti elettronici oltre i 30 euro. Più semplicemente rispondere «non Pos-so» sarà la formula che indicherà la precisa avversione a dotarsi di un Pos. Una sponda di consenso è già visibile nel grido di guerra che rimbalza da Twitter a Facebook. Scrivete anche voi un post che dica: «È il solito favore alle banche!», avrete l’immediato consenso di chiunque pensi di saper esprimere a caldo ogni mal di pancia.

La rete dei social media sembra compatta sul verdetto di condanna. I complottisti già elencano le possibili scuse da opporre alla richiesta del Pos: «è finito il rotolino di carta, non c’è campo, la transazione non è al momento possibile». Che poi sono i soliti pretesti sentiti mille volte ai bar, ristoranti o fruttivendoli. Altrove si progetta già lo slogan della dissidenza organizzata: «Questo esercizio non è Pos-sibile!». Voglio vedere che succederà a chi affiggerà tale avviso sulla porta del suo studio legale o gabinetto dentistico. Il Pos, a questo giro, non passerà ne possiamo essere certi! Almeno fino a che non saranno previste sanzioni per chi s’impunterà a non volersene dotare.

Quello che ai commentatori della domenica è sembrato paradossale è che nello spirito della norma quell’oggetto Pos-sente dovrebbe essere usato per arginare la micro evasione, soprattutto nelle piccole transazioni che potrebbero equivalere a una serratura aggiustata o al ripristino di una parabola della tv satellitare. Prestazioni che in una valutazione onesta non dovrebbero fluttuare oltre una fascia tariffaria che va dai 30 ai 70 euro. I più fatalisti però già scrivono: «Ogni intervento sarà di 29€ . Tutto il resto è vita!».

Alla fine molti più pacatamente riflettono sul fatto che si tratti di cifre per cui non è considerabile come eresia il pagamento in contante. Il paradosso, a tutti sembrato evidente, è che se proprio qualcuno trovasse fastidioso portare anche quei pochi soldi in tasca e pretendesse da oggi di pagare con carta di credito o bancomat, si troverebbe a dover arretrare. Chi, sempre da oggi, dovrebbe essere obbligato a tirare fuori la macchinetta che consente il pagamento elettronico potrà anche fare le spallucce perché nulla rischia chi sta dalla parte di quelli che dicono «io non Pos-so!». D’altronde la Pos-senza ha un costo, anche elevato. Il tema è bollente in più di un focolaio di discussioni, almeno tra quelle che sembrano più appassionare i social media.

È virale la diffusione delle cifre di Federconsumatori, che ha stimato attorno ai 550 euro al mese il costo medio per chi volesse essere ligio alla legge nei piccoli pagamenti, a cui va aggiunto un costo fisso 1200 euro all’anno; i più concordano su un punto inattaccabile: «Perché buttarli, almeno fino a che può essere evitato?». Il fronte più avanzato dei detrattori è sicuramente quello luddista. Mai, come in questo caso, i nostalgici del piccolo mondo antico hanno frecce al loro arco: «Sono macchinette complicate da usare, non tutti hanno dimestichezza con quelle diavolerie!».

Fino alla deriva più strappacuore: «Ma ci pensate ai poveri anziani che non hanno nemmeno un conto in banca? Come potrebbero pagare con delle carte, loro che non le hanno mai volute nemmeno vedere?». I più cosmopoliti citano i paesi che hanno visitato dove nessuno più paga cash, altri ribattono che in quei paesi felici le transazioni sono a costo zero, da noi i più deboli devono, ancora una volta, accollarsi l’ onere di essere controllori per parte del fisco, ecco quindi i profeti della soluzione all’ italiana: «Vedrete che ci saranno tariffe differenziate: vuoi che con te usi il Pos? Pagami la commissione alla banca, se paghi in contanti invece sono due euro in meno». Non è un’ipotesi remota: qualcuno se l’è sentito già dire da un tassista, ora potrebbe benissimo capitare anche con l’arrotino.

GIANLUCA NICOLETTI


Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0           Copyright 2014 La Stampa           Bobby WorldWide Approved AAA