Sport
Ma che
bisogno c’era
di cambiare?
A nome e per conto dei 60 milioni di commissari tecnici che popolano il Belpaese, un paio di domande secche al titolare del dicastero. La prima. Avendo giocato e vinto la partita con l’Inghilterra grazie al controllo totale della corsia di destra affidata alla coppia Darmian-Candreva, perché spostare a sinistra Darmian per inserire Abate? In altre parole, perché lasciare il certo per l’incerto? La seconda. Ma davvero sono stati i test elaborati al computer a suggerire, oltre a quello di Abate, l’impiego di Thiago Motta al posto di Verratti? Ma che programmi usano in Figc? In base a quali parametri togliere un giovane brevilineo che ha lo stesso passo dei cagnacci costaricani per inserire un anziano che arranca ad ogni cambio di passo?
Sarà che il Costarica è indietro sulle tecnologie. Ma el señor Jorge Luis Pinto, nel suo piccolo, che cosa ha fatto invece di affidarsi al pc? Ha piazzato Borges praticamente a uomo su Pirlo, esattamente come noi avremmo dovuto fare dopo qualche minuto sullo splendido Ruiz. E quando Pirlo si rintanava per sfuggirgli, gli aggiungeva Campbell perché il calcio l’hanno inventato prima dei computer e quando hai contro uno di un’altra categoria come Pirlo, la prima cosa da fare è provare almeno a circoscriverlo. Provare. Che non vuol dire riuscirci. Tant’è vero che dopo mezzora di asfissia, Pirlo è riuscito a trovare una piastrella libera. E da lì, di prima, ha pennellato a Balotelli un pallone che solo Raffaello. Peccato che il fenomeno presunto, o autoproclamato, se lo sia giocato come nemmeno Darko Pancev.
Eh, ce ne sarebbero di domande. Per esempio, perché inserire prima Cassano, poi Insigne e infine Cerci che avranno totalizzato sì e no un 10 in pagella, ma tutti e tre insieme, e non farsi prendere nemmeno dalla tentazione di provarci col capocannoniere del campionato? O piuttosto con Verratti, visto che a centrocampo passata l’ora di gioco stavano tutti in piedi per scommessa?
Vabbè, ne riparliamo martedì. Quando anziché dagli elogi di questi giorni, in molti casi eccessivi e in alcuni altri ridicoli, gli azzurri saranno reduci da un’ondata di critiche: nelle condizioni psicologiche storicamente più congeniali, dunque, per piazzare l’impresa. Sapendo però che sull’orlo del baratro prima di noi ci son stati gli uruguagi. Caricati a palla dalla vittoria sull’Inghilterra, e con un giorno di riposo in più. Parametro che peserà a quelle latitudini.
Gigi Garanzini