Savona
Messaggio dal mare di Greenpeace
“A Vado l’impianto più letale”
La Rainbow Warrior apre a Savona la campagna anti-carbone
La Rainbow Warrior apre a Savona la campagna anti-carbone
Il giallo dello striscione con la scritta “non è un paese per fossili” campeggia sul verde dello scafo della Rainbow Warrior, imbarcazione simbolo di Greenpeace, ieri ancorata al largo del porto di Savona, nel tour lungo le coste italiane contro i combustibili fossili. La nave è arrivata in una giornata difficile per Vado: alla fiera patronale i lavoratori di Tirreno Power hanno allestito un gazebo insieme ai disoccupati di altre aziende chiuse e in serata hanno partecipato alla processione di San Giovanni, contro la chiusura della centrale.
Sulla Rainbow Warrior è stata organizzata la conferenza stampa in cui Greenpeace ha spiegato i motivi della campagna «Non è un paese per fossili». All’incontro con Maurizio Loschi di Medicina Democratica, Andrea Boraschi di Greenpeace e Giovanni Durante della rete Fermiamo il carbone erano sta invitati il sindaco di Vado Monica Giuliano e quello di Quiliano Alberto Ferrando. Il sindaco Giuliano è rimasta a Vado per far sentire la sua vicinanza ai lavoratori dell’azienda mentre Ferrando si è reso disponibile per un incontro con Greenpeace fuori dai riflettori. A bordo anche i rappresentanti dei comitati attivi nella lotta contro la centrale, ben visibile dalla Rainbow Warrior ancorata al largo. Ma non è la prima volta per Greenpeace a Vado; dopo il blitz, nel 2001, di due attivisti incatenati all’ancora della petroliera Clare Spirit al terminal Esso per protestare contro la compagnia petrolifera che aveva finanziato la campagna elettorale di George Bush, nel 2009 11 militanti avevano scalato e “occupato” le ciminiere di Tirreno Power.
«Abbiamo avviato questa campagna per incontrare le comunità locali – ha detto Andrea Boraschi – e non è un caso che la prima tappa della Rainbow Warrior sia a Savona. Del carbone di Vado ci siamo occupati anche sul piano legale e avevamo lanciato l’allarme sulla centrale di Vado tempo fa. Benché non sia la centrale a carbone più inquinante in Italia è la più impattante, la più letale in termini sanitari. Lo studio sugli impatti sulla salute sono iniziati due anni fa, fatti dall’Università di Stoccarda. La ricerca si è basata su una metodologia terza, dell’Agenzia europea sull’ambiente, e su dati delle emissioni comunicati dalle aziende. E’ emerso che in Italia ci sono 500 morti premature annue causate dal carbone; sulla centrale di Vado è stato stimato un impatto sanitario di 120 morti premature l’anno. Questi dati escludono il carbonile e la movimentazione del carbone. Noi siamo solidali con i lavoratori di Tirreno Power, ma chiediamo responsabilità a loro e ai sindacati; l’azienda deve prevedere una conversione della centrale che garantisca sostenibilità e occupazione».
Dati che però Tirreno Power contesta perché «mai sottoposti a verifiche scientifiche o contraddittori e basati su modelli astratti. Nel concreto esistono altresì e in grande quantità dati consolidati nel tempo sulle misurazioni degli inquinanti dalle reti di controllo pubbliche che nel Savonese indicano valori tutti ampiamente sotto i limiti di legge, sia quando la centrale elettrica era in marcia sia con la centrale ferma, senza peraltro registrare evidenti cambiamenti nella qualità dell’aria dopo il blocco dei gruppi a carbone».
«Questo è un momento delicato, ma non siamo stati noi a chiuderei gruppi a carbone – ha detto Giovanni Durante - abbiamo solo chiesto la verità scientifica usando mezzi democratici». «La disoccupazione non si affronta con l’ottica del carbone – ha affermato Maurizio Loschi – ma con la bonifica e nuove forme di produzione energetica».
elena romanato