ebook di Fulvio Romano

venerdì 27 giugno 2014

Tutti per Letta presidente UE (tranne Renzi...)

LA STAMPA

Italia

In cerca del futuro presidente

Al timone del Consiglio Ue

tutti con Letta tranne l’Italia

Riferita non a caso dal britannico Financial Times è diventata ieri pubblica e internazionale la candidatura di Enrico Letta a presidente del Consiglio europeo. In realtà quel nome - come qui abbiamo sempre riferito - era sempre stato sul tavolo. E iscritto sul taccuino di Herman Van Rompuy già dallo scorso 27 maggio: strettissimo il legame tra i due, l’ex presidente del Consiglio Ue vede nell’ex premier italiano il proprio successore. Con quel nome, l’uomo che ha in mano il dossier delle nomine europee ha fatto il giro delle Cancellerie, registrando il pieno appoggio di Hollande, e molto di più da parte di David Cameron. Quando poi ha varcato il portone di Palazzo Chigi, in un colloquio di due ore con Matteo Renzi, Van Rompuy avrebbe provato un’emozione non a lui consueta quale lo stupore: non solo proprio il governo italiano non faceva quel nome, la sostanziale richiesta era «il 40 per cento di donne». Secondo un’altra fonte diplomatica, più maliziosa, Renzi avrebbe invece perfettamente compreso dove Van Rompuy andava a parare, ma respingerebbe l’idea «di sedere a un tavolo presieduto poi dal rivale». Meglio puntare sull’Alto rappresentante per la politica estera, e sperare -come non sarà- che sia la riunione di oggi a vararla: un modo, spiega un’alta fonte diplomatica, proprio di giocare contro la candidatura Letta, «ma la partita a 28» aggiunge «è ben più complessa e non è previsto che si chiuda domani su altro che sul nome del presidente della Commissione». Si vedrà. Ma una partita lunga, con data di scadenza il vertice straordinario del 17 luglio, lascia Letta in corsa.

Che proprio gli inglesi puntino sull’ex premier italiano può essere poi una carta tatticamente vincente. Perché Cameron ha alzato letteralmente un muro contro Juncker alla Commissione, sapendo benissimo di non avere il potere di veto (col Trattato di Lisbona non esiste più). Ma consapevole che così isolandosi, e contemporaneamente accontentando gli umori antieuropei che si annidano anche tra i Tory, l’Europa dovrà andare a recuperare l’Inghilterra. Che punta a un portafoglio pesante, economico. Ma che di certo, dopo aver dovuto digerire Juncker, non può sopportare un secondo schiaffo, quale Cameron considera per il Consiglio il nome della danese Helle Thorning-Schmidt che, oltre ad essere la nuora di un monumento del laburismo come Neil Kinnock , è pure molto gradita a Merkel. Il via libera su Letta della Germania di altri paesi è invece più che possibile come per il prestigio personale di cui Letta gode in Europa - e ben raccontato dal FT- sin dai tempi in cui men che trentenne fu mandato in giro per le Cancellerie -Merkel lo può ricordare a colloquio con Helmut Kohl- come «mister Euro», un’invenzione di Nino Andreatta in vista di Maastricht. E se quelle Cancellerie facessero il suo nome per presiedere il consesso dei capi di Stato e di governo -nomina fuorisacco rispetto alla partita per i commissari europei- Renzi dovrebbe spiegare il no. Se sarà un no. Se sarà, cioè, una replica di quanto accadde a Giuliano Amato a Laeken nel 2001.In quel vertice, Schroeder, Blair, Aznar, tutti erano favorevoli a nominarlo presidente della Convenzione. Ne uscì solo vice perché Berlusconi disse no. «Non rappresenta il governo italiano» rispose a Schroeder che gliene chiedeva il motivo. E fu una sconfitta per l’Italia...

ANTONELLA rampino


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