ebook di Fulvio Romano

domenica 22 giugno 2014

Le Monde: " Veni, vidi, Renzi"

LA STAMPA

Italia

Renzi: un’italiana
per guidare
gli Esteri della Ue

Incontro a Parigi con Hollande. Ipotesi Mogherini

Il piano sequenza è eloquente. François Hollande passeggia nei giardini dell’Eliseo con Matteo Renzi al fianco, mentre gli altri otto premier socialisti europei invitati dal presidente francese aspettano al chiuso, in un salone del vicino Hotel Marigny. In un Paese sciovinista come la Francia, è inconsueto che un politico italiano possa diventare «trendy», ma la copertina di «Le Monde Magazine» («Veni, vidi, Renzi», sogno di rinascimento italiano) parla chiaro e non è l’unico sintomo di attenzione. D’altra parte a Renzi in questo momento va tutto bene, in patria e fuori. Negli ultimi tre giorni, grazie a una scelta tattica ben mascherata come strategica (prima le politiche, poi le nomine), il presidente del Consiglio italiano è riuscito a trascinare sul «metodo Renzi» prima la Cancelliera Angela Merkel e poi il fronte socialista.

Nel giro di 78 ore, prima in un intenso colloquio telefonico con la Merkel e poi nel vertice dei capi di governo socialisti convocato a Parigi da Hollande, Renzi è riuscito a chiudere su questo compromesso: la prossima leadership europea non modificherà le regole auree dell’Unione ma si impegnerà a declinare verso politiche di crescita tutte le opportunità contenute nei Trattati. Certo, il compromesso semantico tra Ppe e Pse, da inserire nell’apposito documento al quale lavora Herman Van Rompuy, deve essere ancora perfezionato prima del Consiglio di Bruxelles di fine mese, ma lo scambio oramai è perfezionato: l’ex premier lussemburghese Juncker, Ppe, assumerà la guida della Commissione e i socialisti otterranno un significativo cambio nell’agenda europea, a favore di crescita e occupazione e anche significative postazioni tra quelle residue: presidenze del Consiglio e dell’Eurogruppo, Alto Rappresentante per la politica estera.

La nuova parola chiave si chiama «flessibilità» e ieri mattina, nella riunione dei socialisti, l’hanno pronunciata quasi tutti, così come quasi tutti i premier e o vicepremier intervenuti, hanno puntualmente citato Matteo Renzi, il suo esempio e le sue parole. Da questo punto di vista il vertice dell’hotel Marigny, convocato da Hollande per darsi un tono da leader dei socialisti europei, ha finito per trasformarsi in una sorta di consacrazione per Renzi a leader dell’«altra Europa», quella che si oppone all’Europa del rigore. Dice Sandro Gozi, reduce da un incontro col primo ministro francese Manuel Valls: «In questi giorni, da Berlino a Parigi, nel Ppe e nel Pse, oggettivamente si è affermato il metodo Renzi, che era stato indicato prima delle elezioni Europee, ma che dopo il 25 maggio è diventato trascinante».

E le «poltrone»? L’Italia è davvero disinteressata? L’indifferenza per i i posti finora ostentata da Renzi, in realtà, è una scelta tattica, ben mascherata da opzione strategica: il presidente del Consiglio ben sapeva, con Mario Draghi alla Bce, quanto inaccessibile fosse la «poltronissima» dalla presidenza della Commissione e ha ripetuto: prima le politiche, poi i posti. Ma ora che la partita della Commissione si è chiusa, Renzi può dedicarsi alle caselle che potrebbero essere occupate da italiani, tanto più che nella riunione Martin Schulz ha proposto che il Consiglio di Europa di fine mese licenzi l’intero pacchetto di nomine.

Nei colloqui tra gli sherpa europei comincia a farsi breccia una tentazione attribuita agli italiani: quella per l’Alto Rappresentante per la politica estera. Postazione che corrisponderebbe ai curricula di due ex primi ministri come Massimo D’Alema ed Enrico Letta, ma non è a loro che Renzi starebbe pensando in prima battuta. L’insistenza sulla presenza femminile potrebbe preludere alla candidatura dell’attuale ministro degli Esteri Federica Mogherini?

FABIO MARTINI