Economia
Gli anziani
Gli anziani
Pensioni, tasse record
Gli italiani si scoprono
i più spremuti d’Europa
Il prelievo medio supera i 4mila euro l’anno, il quadruplo della Francia
Il prelievo medio supera i 4mila euro l’anno, il quadruplo della Francia
Il prelievo fiscale su una pensione tedesca assomma a 39 euro. Quello sull’assegno di un italiano supera i quattromila. Il calcolo è una media della media, e prende in considerazione le pensioni pari a tre volte il minimo (in Italia, poco meno di 1.500 euro): non è preciso, ma rende bene l’idea. Categoria debole per eccellenza in un paese che è debole anche nell’insieme, i pensionati italiani conoscono benissimo le difficoltà della loro condizione.
I calcoli fatti ieri dal presidente di Confesercenti Marco Venturi rendono tutta la faccenda amara, aggiungendole un retrogusto di beffa. Primo: l’Italia, ha spiegato Venturi, è l’unico paese dell’Unione europea nel quale un pensionato «da quando è a riposo paga, in proporzione, più tasse di quante ne pagasse quando era attivo». Secondo: che il maggior prelievo è più alto per le pensioni di importo più basso. «Questa extra-imposta - dice Confesercenti - vale 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo Inps e 131 per quelle d’importo inferiore. Nel resto d’Europa non è così. Anzi, avviene il contrario. E comunque in tutti i paesi europei, a parità di reddito, un pensionato paga meno tasse di un lavoratore dipendente».
Soprattutto, in tutti i paesi europei paga di meno in termini assoluti. Tornando all’esempio di un assegno pari a 1,5 volte il trattamento minimo Inps, «un italiano paga in tasse il 9,17% dell’assegno, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia e Spagna e Regno Unito non pagano nulla». Se invece si prende in considerazione chi riceve tre volte il minimo si scopre che il pensionato italiano è soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese e quadruplo rispetto a quello francese.
Non è finita qui. La stessa Confesercenti calcola che dal 2008 ad oggi il potere d’acquisto dei pensionati italiani ha perso per la strada l’equivalente di 1.419 euro. Spalmati sul periodo sono oltre 118 euro sottratti ogni mese, per quasi sette anni, ai consumi e ai bilanci delle famiglie. Sempre più spesso, tra l’altro, sostenuti dai pensionati. Titolari di una delle poche fonti di reddito che la crisi non ha potuto intaccare direttamente, secondo Confesercenti (e secondo l’esperienza diretta di milioni di italiani) «diventati i pilastri del welfare familiare negli anni della crisi». Esclusi dal primo giro del bonus da 80 euro concesso dal governo, insomma, gli italiani a riposo scoprono di aver già pagato un controbonus di quasi 40 euro più alto.
Le associazioni dei consumatori sono partite da queste cifre per giungere alla conclusione che la caduta del potere d’acquisto delle pensioni ha contribuito a far crollare quello delle famiglie (-13,6% dal 2008). Secondo Adusbef e Federconsumatori il bilancio finale è impressionante: «Si spiega così una contrazione dei consumi che solo tra 2012 e 2013 ha sottratto all’economia 58 miliardi». A cascata sono arrivate le chiusure di aziende, i licenziamenti e la cassa integrazione: che hanno peggiorato il quadro. Così, sottolineando che «il paese ha bisogno da un lato di risposte serie di rilancio dell’economia attraverso investimenti per il lavoro e dall’altro di un recupero del potere di acquisto attraverso anche processi di detassazione», le due associazioni tornano a chiedere «l’estensione del bonus da 80 euro a pensionati e incapienti». S’è capito che per i primi non sarebbe un bonus ma un indennizzo. Parziale.
Marco Sodano