Anni fa la contaminazione della diossina e dei metalli pesanti che, a seguito dell’inquinamento, si sono posati sui fondali del Mar Piccolo. Adesso, invece, l’eccezionale ondata di afa delle ultime settimane che ha innalzato la temperatura dell’acqua provocando una specie di asfissia del seme. Non c’è pace per le cozze di Taranto, il prodotto ittico più rinomato, simbolo dell’economia marinara della città, da qualche tempo alle prese con problemi che ne compromettono la produzione e lo sbocco sul mercato.
Per due tre-stagioni consecutive diverse tonnellate di cozze allevate nel primo seno di Mar Piccolo, pronte ad essere messe in vendita, sono finite al macero, distrutte in discarica, perchè ai controlli dell’Asl erano risultate avere una presenza di sostanze inquinanti superiori ai livelli previsti. Se fossero finite al consumo, avrebbero potuto causare danni alla salute. Un’altra delle conseguenze provocate dall’impatto sul Mar Piccolo delle attività dell’Ilva e dell’Arsenale della Marina Militare. È stato quindi necessario individuare nuove zone in Mar Grande - più aperto alle correnti rispetto a Mar Piccolo che è invece una specie di mare interno di Taranto - nelle quali trasferire parte degli impianti della mitilicoltura.
Mar Piccolo è così rimasto soprattutto il luogo dove allevare i semi delle cozze da trasferire poi in Mar Grande per la successiva maturazione. Adesso, invece, i rischi vengono dall’eccesso di caldo. Che può notevolmente ridimensionare la produzione di cozze per il 2016. Si registra infatti un aumento anomalo delle temperature per un periodo prolungato e con una media di 34 gradi avvertiti in mare. Gli operatori segnalano una perdita tra il 60 e il 70 per cento della produzione di mitili adulti con un netto incremento rispetto agli ultimi anni. Trentamila tonnellate di cozze sono già inutilizzabili e il danno valutato, secondo le prime stime, in oltre 15 milioni di euro.
I mitilicoltori hanno fatto il punto della situazione in un incontro col Comune di Taranto. Tre, in particolare, le richieste avanzate. Anzitutto, avere la disponibilità di alcune aree di Mar Grande dove trasferire il prodotto inferiore a 5 centimetri di taglia, quello non adulto quindi. Influenzato dal gioco delle correnti, questo specchio di mare registra infatti temperature più basse rispetto al Mar Piccolo. Verrà poi chiesto al Consiglio nazionale delle ricerche di mettere a disposizione dei mitilicoltori i dati del monitoraggio ambientale sul Mar Piccolo, oggi fatto solo per finalità scientifiche, e, infine, si cercherà di ottenere al più presto un incontro con la Regione Puglia (assessorato alle Politiche agroalimentari) per vedere come indennizzare i produttori che hanno accusato un danno.
Mitilicoltori tarantini e Comune assicurano: il prodotto certificato e controllato che si acquista e che va, soprattutto in questo periodo, sulle tavole di migliaia di persone, non presenta alcun rischio di commestibilità e nocività. Il problema è soprattutto per la produzione futura che potrebbe notevolmente ridimensionarsi. L’estate e il caldo portano fisiologicamente una moria di semi delle cozze, ma quest’anno si è ben oltre i livelli reputati fisiologici dalla categoria.