ebook di Fulvio Romano

mercoledì 26 agosto 2015

Più della metà delle vendite arrivano da “Stop loss”, gli automatismi perversi

LA STAMPA

Economia


Gli ordini sono scattati sui mercati e sul cambio euro/dollaro

Il collasso delle Borse in Cina, il prezzo del petrolio a rotta di collo, le paure per una nuova recessione globale: di ingredienti per innescare il lunedì nero sui mercati ce n’erano molti. A dare la carica ai crolli globali è stata però soprattutto la maxi ondata di vendite automatiche partite insieme agli stop loss, quelle barriere anti-perdite che ogni investitore professionista (e non) inserisce in portafoglio per proteggersi. È il limite oltre al quale non è disposto ad andare. Una volta raggiunto quel livello scatta la vendita forzata e non si può fermare. Lunedì scorso di stop ne sono saltati a milioni e hanno fatto diventare la discesa già in corso una colossale valanga. Dalle sale operative, a bocce ferme, raccontano di oltre la metà degli ordini partiti proprio per l’effetto domino provocato dagli stop loss che, invece di spegnere gli incendi, rendono tutto ancora più instabile.

La slavina si è vista soprattutto sulle valute e in particolare sul cambio euro/dollaro, quello preferito da grandi e piccoli investitori. «Qui l’ordine di vendita in massa è partito appena il cambio è arrivato a quota 1,15», racconta Vincenzo Longo, strategist di Ig. Tutto è successo tra le 14,30 e poco prima dell’apertura di Wall Street mentre Milano perdeva il 7%. Da quel punto in poi il movimento sull’euro/dollaro è stato rapidissimo e ha mandato ancora più a fondo le Borse.

Per le piazza azionarie la diga si è rotta in momenti diversi. Francoforte ha aperto già sotto i 10 mila punti, la barriera a cui erano ancorati quasi tutti gli stop loss. Da lì il listino è rapidamente precipitato rompendo addirittura un secondo livello di guardia quello dei 9800.

A Wall Street, per il Dow Jones le vendite massicce sono scattate a 15.800 punti, poco dopo le 15,30, un livello che coincideva con i minimi di ottobre e al quale si erano affidati in molti. A Shanghai, l’indice composit ha ceduto una volta raggiunti i 3 mila punti per poi non smettere più di scendere.

«Al movimento degli stop si sono aggiunte anche le posizioni chiuse dai grandi fondi, obbligati per strategie automatiche di contenimento del rischio, a cedere soprattutto le azioni» dice Davide Biocchi di Directa Sim. Nella lista delle vendite sono finiti anche i titoli più pregiati. E’ quel che è successo ad Apple, affondata del 13% anche se i fondamentali sono in salute.

«Paradossalmente molti piccoli investitori, più liberi di muoversi, lunedì se la sono cavata aspettando che passasse la tempesta – racconta Claudia Segre, segretario generale di Assiom Forex - qualcuno ha addirittura fatto acquisti sui minimi».

Si dice che i soldi si fanno quando i mercati si muovono nella maniera più violenta. E per molti operatori, l’altro giorno, è stato forse il più fortunato di tutto l’anno. Lo raccontava con disinvoltura qualche trader ieri al telefono, un attimo dopo aver rivenduto con profitti a due cifre tutta la “spesa” fatta lunedì mentre Milano perdeva il 7%. Altrettanto bene è andata a chi ha scommesso al ribasso, per esempio sulla Borsa del Giappone. Attenzione però perché non sempre le cose vanno nel verso sperato, ci vuole intuito ma anche tanta fortuna per prendere l’onda giusta.

sandra riccio


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