ebook di Fulvio Romano

martedì 25 agosto 2015

Riti choc per i defunti (ndr: la decadenza dell’impero si vede anche dai funerali)

LA STAMPAweb

Italia

L’ultima moda

Riti choc: dalla bara in sidecar
al brillante con le ceneri dei defunti

Kitsch e sfarzo: quando persino l’estremo saluto diventa un evento




L’ultima follia è il brillante con le ceneri del defunto. Tranne nei fuochi d’artificio, in nulla Roma è seconda a Napoli per le esequie-show. Di esagerazioni e stranezze sono costellati i servizi funebri della capitale. Stefano Lorenzetti, la cui famiglia è nel settore da quattro generazioni, ne elenca una raffica clamorosa: bare di motociclisti trasportate in sidecar, riunioni di famiglia in sala commiato, addobbi, musiche legate alla professione del caro estinto, fanfare, bande, esibizioni dal vivo, carrozze fatte arrivare in treno da Salerno. Fino alla novità: il brillante realizzato dalle spoglie cremate. Senza limiti di spesa né osservanza delle consuetudini. 
Campionario e strappi
Stranezze indicate nel testamento, volontà particolari del defunto alle quale i congiunti fanno di tutto per attenersi. «Si sentono quasi obbligati», spiega Lorenzetti. Nelle agenzie romane di pompe funebri, la memoria condivisa traccia un «funeral party» tra eccessi ed eccentricità. Dalle scuderie comunali per le cerimonie descritte da Fabozzi ai sei cavalli portati alle esequie di Vittorio Casamonica da Luciano Vaccaro. Alla ditta Cesarano sottolineano come l’uso dei cavalli non appartenga solo alla cultura rom o sinti: «Facciamo funerali anche nella capitale a persone che non hanno nulla a che vedere con i rom». Giovedì scorso a San Giovanni Bosco semmai le anomalie sono state i petali di rosa lanciati dall’elicottero, la colonna sonora del «Padrino» e i manifesti sulla facciata del defunto boss vestito da Papa. Esasperazioni record. «Le parrocchie solitamente non concedono l’affissione», ammette Vaccaro. A Roma poi.
L’agenzia Scifoni, leader nella capitale, allarga la casistica dello sfarzo dalla scenografia agli articoli in vendita. Un campionario che include lussuose imbottiture delle casse in taffetà, velluto, seta, lino e altri tessuti pregiati e i costosi feretri in mogano e rovere massello (come quello di Casamonica). E poi allestimenti personalizzati delle camere ardenti: ad esempio «l’ultimo set» per il regista Francesco Rosi alla Casa del Cinema di Villa Borghese. E poi addobbi floreali da Festival di Sanremo e necrologi a pioggia. 
Nei paesi chiudono un occhio, a Roma non può superare i cento metri. E invece c’è chi chiede cortei a piedi di quattro chilometri fino al cimitero, con annessa recita del rosario, sacerdote e chierichetti in testa. 
Da Zega descrivono funerali di stranieri con banchetti a fine cerimonia, bare intarsiate e lavorate a mano da 20mila euro. O richieste assurde come feretri in marmo («impossibili da trasportare») o in cristallo. All’azienda «Madre Teresa» di via Portuense raccontano di bare con lastra di vetro per vedere il defunto durante la messa, mentre da Di Tommaso al Tuscolano aggiungono come servizi «a la page» il carrello coi candelabri e il trasporto della salma in carro-Jaguar. Lusso e sfarzo.
Fuori norma Eppure nella circolare vaticana del Culto divino (approvata da Francesco e inviata ai vescovi un anno fa) si raccomandava sobrietà per «evitare eccessi, gesti inappropriati e canti che disturbino il raccoglimento». Per le esequie la Santa Sede raccomanda che persino «il gesto di darsi la pace durante la messa non diventi occasione per esprimere condoglianze tra i presenti». Difficile conciliare la «sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione» (stabilita dall’esortazione post-sinodale «Sacramentum caritatis») con il chiassoso catalogo degli organizzatori dei «funeral party». Una clientela disposta a «pagare alte cifre» per tramutare il triste rito in evento kolossal. [GIA.GAL.]