Le specie «urbanizzate» ormai toccano quota 400
Le specie «urbanizzate» ormai toccano quota 400
L’invasione degli animali selvatici si deve alla ricerca di cibo
L’invasione degli animali selvatici si deve alla ricerca di cibo
Hanno sfondato le recinzioni ideali della campagna e della collina, lasciato il verde del bosco e il fresco degli alberi e sono arrivati fino a qui. Al cemento della città. Che per molti di loro si sta rivelando una «casa» accogliente e favorevole per procacciarsi il cibo, senza troppa competizione con gli altri simili affamati della stessa specie. Sono volpi, serpenti, tassi, caprioli, cinghiali, falchi pellegrini e gheppi, gabbiani, rondoni pallidi e colombacci, ma soprattutto tanti serpenti. Per lo più innocui e divoratori di topi. Ghiotti, ghiottissimi. Al Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana quasi ogni settimana arrivano telefonate di torinesi impietriti dalla vista di una serpe ai giardinetti pubblici, nel praticello di casa o della scuola.
Eccoli qui gli inquilini della «vecchia fattoria» urbana. Se George Orwell fosse vivo, fuori dalle allegorie storiche, trarrebbe spunti a non finire inventando aneddoti e caricature sulla calata di questi nuovi vicini «bestiali», che abitano strade, tombini, palazzi e fabbriche abbandonate e fazzoletti di verde. A Torino si contano circa 400 specie selvatiche. Non temono gli uomini. Anzi, si nutrono dei loro scarti. Come quella famiglia di volpi che i residenti hanno visto aggirarsi in corso Casale e scavare nei cassonetti, a caccia di cibo. «Sono “residenti” al Motovelodromo - spiega Leone Ariemme, Istruttore direttivo di Vigilanza del Servizio Fauna e Flora -. Sono animali eclettici, sono venuti giù perché qui c’è meno competizione tra specie. Mangiano di tutto, compresi agli scarti alimentari». Chissà Salgari, dalla sua casa sul Po all’altezza del parco Michelotti, che racconti si sarebbe inventato. Una volpe solitaria l’hanno vista aggirarsi anche venerdì scorso in corso Moncalieri, altezza Istituto Tecnico Marro. Dalle auto, tutti a fotografarla con il cellulare. Come quel capriolo che da mesi si aggira in zona stazione Stura, in molti l’hanno ammirato dal treno. L’altro ieri è arrivato a lato di Auchan, in corso Romania.
Anche gli avvistamenti di cinghiali, che scendono dalla collina o si spingono nei quartieri più periferici della città dal parco dell’Arrivore, non sono più un fenomeno eccezionale. Ma sono i serpenti i nuovi veri inquilini esotici. Per lo più sono innocui: «Quando qualche mamma mi contatta perchè li trova al giardinetto, se capisco che non si tratta di vipere - continua Ariemme - le tranquillizzo subito. Non mordono, non fanno nulla. E’ peggio che i bimbi giochino tra i piccioni, credetemi». Strisciano per lo più quattro specie di aspidi: biacchi (verdi e gialli di 1,80 metri), natrici (grigie macchiate di nero, 1,50 metri), saettoni (verdognoli, occhio tondo) e coronelle. «Sono migliaia - continua -, sono così tanti perché i topi sono aumentati».
È un mondo tutto da conoscere quello dei volatili che abitano i cieli di Torino. Il falco pellegrino viene spesso avvistato sopra la Mole e ha nidificato su una ciminiera di Santa Rita. Poi, gli altri falchetti, i gheppi: decine di coppie hanno scelto Palazzo Madama per fare il nido, così come 300 esemplari di rondoni pallidi vivono negli anfratti dell’ex residenza sabauda di piazza Castello. Anche se gli uccelli dominanti, sopra le nostre teste, sono sempre loro: i piccioni, giunti a quota 150 mila.
LETIZIA TORTELLO