Esteri
Il governo: numeri in linea con quelli dell’anno scorso
Il governo: numeri in linea con quelli dell’anno scorso
Di dieci che ne arrivano, quattro chiedono lo status di rifugiati. Di tutte le domande presentate dal primo gennaio di quest’anno, ne sono state esaminate il 75%. E del totale esaminato, solo poco meno della metà ha ottenuto la protezione umanitaria. Ma tutti gli altri dove sono finiti? Secondo i dati del Dipartimento immigrazione e diritti civili del Viminale, fino al 21 agosto sono state presentate 44.784 richieste di asilo, a fronte di 110.136 arrivi (al 25 agosto). E finora delle 33.834 richieste esaminate, solo 15.666 sono state accolte contro le 16.921 respinte.
Mettendo a confronto i dati tra gli sbarchi e le domande di protezione umanitaria, colpisce la «scomparsa» di intere etnie. La grande crisi umanitaria arriva dal Medio Oriente, da Turchia, Libano e Grecia. Popoli in fuga dalla guerra e dalle violenze (siriani e iracheni).
In queste ore Germania e Francia si interrogano sulla necessità di introdurre un sistema unificato per il diritto d’asilo mentre dalla Commissione Juncker cominciano a chiedersi se sia il caso di rivedere il piano delle 40.000 «ricollocazioni» di siriani ed eritrei sbarcati in Italia e Grecia.
In meno di due anni quasi 300mila migranti sono arrivati da noi dalla Libia, soprattutto. Popoli ed etnie arcobaleno. Dall’Africa subsahariana a quella centrale. Dal primo gennaio quasi trentamila eritrei, ottomila somali, settemila sudanesi, tredicimila e passa nigeriani. E poi i ghanesi, i maliani, i senegalesi.
Ma dove sono finiti i siriani? I 6.295 siriani sbarcati dal primo gennaio scorso ad oggi? Solo in 194 hanno chiesto protezione umanitaria, e solo 115 l’hanno ottenuta. Gli altri seimila siriani dove sono finiti?
Il prefetto Mario Morcone, a capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale, ammette che la situazione «è pesante», per l’alto numero di immigrati da accogliere, spiegando che complessivamente si tratta «solo» di mille migranti in più rispetto al 2014 (da 109.131 a 110.136). E obietta alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha chiesto all’Italia e alla Grecia di attivare subito i centri di registrazione (identificazione e fotosegnalamento) che «l’Italia il suo dovere lo sta già facendo».
Nigeria, Gambia, Pakistan, Senegal. Ucraina, Mali, Siria, Somalia. È lungo l’elenco dei paesi di provenienza dei migranti che hanno seguito la rotta del Canale di Sicilia.
Non possiamo cancellare le loro vite, i loro racconti. Migliaia di colloqui davanti alle commissioni miste che devono esaminare le loro domande di protezione, sono un racconto collettivo di una storia di guerre, violenze, discriminazioni, povertà. Forse adesso l’Europa comincia ad accorgersene.
E comincia a capire che se i siriani o gli iracheni, gli eritrei o i nigeriani che sbarcano in Italia vogliono raggiungere i loro cari, i loro amici o parenti sparsi in altri Parsi europei, nessuna Convenzione di Dublino riuscirà a trattenerli in Italia o in Grecia. Quasi 14.000 nigeriani sono arrivati dal primo gennaio. Duemila hanno ottenuto la protezione, 3.500 no. Ma tutti gli altri ottomila dove sono? È già, forse il muro di Dublino è già caduto e non tutti se ne sono accorti.
GUIDO RUOTOLO