Cultura
Non si può dire che il sindaco Marino, in un anno e mezzo dalla sua investitura, non abbia trovato il modo di comparire sui giornali. Con tratti disinvolti e fin pittoreschi, con atteggiamenti che denotano la sua propensione a muoversi con levità a lato o al di sopra delle bufere. Il suo primo atto di qualche consistenza fu la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali, promossa con nobili intenti, ma rendendo più caotica la circolazione, ed a scapito della gestione ordinaria del traffico.
Vero è che, quasi a dare il buon esempio, egli amava mostrarsi in bicicletta (ahimè con tanto di scorta). Senza rinunciare alla Panda rossa, anch’essa democratica, che varcava però senza permesso la zona a traffico limitato e stazionava in uno spazio riservato ai disabili, ignorando il cumulo di multe. Inezie, d’accordo, frutto di distrazione, ma tali da costituire un cattivo esempio, da conformarsi a un deplorevole andazzo. Prendiamo i proliferanti campi rom che, incontrollati, suscitano vere e proprie sommosse nelle periferie. Marino ha pensato di ovviare con una rivoluzione culturale innescata da un cambiamento lessicale: negli atti del Comune non si parlerà più di nomadi, termine inappropriato e magari offensivo, ma di sinti e di rom. A certificare, come se la gente non lo sapesse, che di là non si muovono.
Tutto questo mentre si preparava e precipitava l’uragano di «Mafia capitale». Denunciato dalla magistratura prima che il sindaco mostrasse di averne contezza. Intendiamoci, non si fa questione della sua personale onestà, ma pesa come una sanzione di inettitudine la frase intercettata del famigerato Buzzi: «Se Marino resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma». Che più? Mentre a Roma infuria la polemica per i funerali del «padrino» Casamonica, lui se ne sta in vacanza ai Caraibi, dove sta scrivendo un libro in cui racconta, presumibilmente, la sua strenua lotta alla corruzione.
Di là, apprende, estremo paradosso, di essere ormai un sindaco, più che dimezzato, ridotto a un quarticciolo delle sue funzioni. Sarà affiancato non soltanto dal prefetto Gabrielli, ma dal segugio Cantone e, maggior onta, da Silvia Scozzese, che si era appena dimessa per protesta da assessore al Bilancio della sua giunta. Una situazione senza uguali nei paesi dell’Occidente. Marino viene graziato formalmente dall’imminenza del Giubileo, che risulterebbe penalizzato da una crisi in Campidoglio (e sopportato, ancora mesi addietro, perché Renzi teme un crollo del Pd alle elezioni). Ma lui dai Caraibi, dove fa il subacqueo, si dice soddisfatto e ringrazia. Con il consueto, stereotipato sorriso da abusivo cuor contento.
Lorenzo
Mondo