Profondo rosso oggi per tutti i mercati asiatici. Apre per prima Tokyo e il segnale è totalmente negativo. L'indice Nikkei già dopo il primo quarto d'ora di scambi perde il 2,43 per cento e peggiora con il passare dei minuti, scivolando sui minimi degli ultimi 5 mesi. Ancora più drammatiche le notizie che arrivano da Shanghai: meno tre per cento all'inizio delle contrattazioni, ma l'indice di Shenzhen arriva a lasciare sul terreno l'8 per cento. Molto male anche Hong Kong, a meno 3,83. A pesare sui mercati, ancora una volta, è proprio la preoccupazione per la crisi dell'economia cinese. La seduta di oggi era attesa per valutare la gravità del crollo cominciato con la svalutazione dello yuan. Ed evidentemente la risposta è del tutto negativa.
La Federal Reserve che - per evitare il contagio - potrebbe rinviare la decisione di un rialzo dei tassi. Anche Pechino, peraltro, ha provato a correre ai ripari autorizzando i fondi pensione a investire in azioni e le banche a limitare le riserve, nel tentativo di accrescere la liquidità. Ma a condizionare negativamente i mercati c'è anche la preoccupazione per la Grecia con le elezioni indette da Alexis Tsipras. Un fattore che pesa soprattutto sull'Europa con un rialzo degli spread per i Paesi economicamente più fragili del vecchio continente. Soffre intanto anche il petrolio: Il barile Usa è scivolato sotto la soglia dei 40 dollari al barile. Il Wti (West Texas Intermediate) ha perso 60 centesimi a 39,85 dollari in Asia, dopo aver toccato il minimo della seduta a 39,71, il livello più basso da marzo 2009 quando era crollato a 39,44 dollari. Il Brent ha perso 44 centesimi a 45,02 dollari al barile dopo aver raggiunto il minimo di 45 dollari come non avveniva da 6 anni. Nel marzo del 2009, il Brent era sceso a quota 42,59 dollari. Oltre alla crisi cinese, sul petrolio incide anche la preoccupazione per l'aumento della produzione iraniana.
La Federal Reserve che - per evitare il contagio - potrebbe rinviare la decisione di un rialzo dei tassi. Anche Pechino, peraltro, ha provato a correre ai ripari autorizzando i fondi pensione a investire in azioni e le banche a limitare le riserve, nel tentativo di accrescere la liquidità. Ma a condizionare negativamente i mercati c'è anche la preoccupazione per la Grecia con le elezioni indette da Alexis Tsipras. Un fattore che pesa soprattutto sull'Europa con un rialzo degli spread per i Paesi economicamente più fragili del vecchio continente. Soffre intanto anche il petrolio: Il barile Usa è scivolato sotto la soglia dei 40 dollari al barile. Il Wti (West Texas Intermediate) ha perso 60 centesimi a 39,85 dollari in Asia, dopo aver toccato il minimo della seduta a 39,71, il livello più basso da marzo 2009 quando era crollato a 39,44 dollari. Il Brent ha perso 44 centesimi a 45,02 dollari al barile dopo aver raggiunto il minimo di 45 dollari come non avveniva da 6 anni. Nel marzo del 2009, il Brent era sceso a quota 42,59 dollari. Oltre alla crisi cinese, sul petrolio incide anche la preoccupazione per l'aumento della produzione iraniana.