ebook di Fulvio Romano

giovedì 7 maggio 2015

La lotta pari dei cittadini contro le buche

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Italia

La lotta impari

dei cittadini

contro le buche

Boom di infortuni, ma spesso i Comuni se la cavano

Nel 2014 a Torino risarcimenti solo nel 25% dei casi

Le strade malridotte rappresentano uno dei parametri più sfruttati dal cittadino per giudicare l’operato di chi lo amministra. La situazione non migliora quando si scopre che pochissime sono le vittime di una buca o di un marciapiede sconnesso che riescono ad ottenere un risarcimento. A Torino, l’anno passato, sul totale delle 970 richieste arrivate a Palazzo Civico, erano 702 quelle derivanti da incidenti o anche solo da inciampi provocati da buche e marciapiedi sconnessi. Ma di esse, soltanto 194 si sono concluse con altrettanti risarcimenti per un esborso totale, a carico di Unipol Sai che assicura il Comune, di 144.075 euro, vale a dire poco più di 740 euro per incidente. «Poco, è vero: un venticinque per cento malcontato» commenta l’assessore alla Viabilità torinese, Claudio Lubatti, per il quale le buche, e le proteste che scatenano, sono diventate un incubo: «Forse, molte richieste di danni sono, diciamo, fuori luogo». Forse. Perché è innanzitutto vero che la strada legale per ottenere soddisfazione economica è tortuosa e difficile «e se si perde bisogna pagare anche le spese del Comune» dice Giuseppe Sbriglio, consigliere comunale e avvocato. Ma è anche vero che la fantasia del cittadino-vittima e le sue pretese, a volte, sfiorano l’impudenza: come il passante andato a sbattere contro un cartello stradale, convinto di avere diritto a un risarcimento «perché quel cartello non era sufficientemente visibile». In ogni caso, sul problema buche, Torino fa da capofila in tutto: nel bene e nel male. È la città dove le buche, su ordine del procuratore Raffaele Guariniello che indagava sulla morte di un pensionato caduto per strada e che vede sei dirigenti comunali a processo per omicidio colposo, sono state addirittura censite, con i vigili spediti strada per strada a contarle e a misurarle: «Una, due...» fino a oltre 3 mila. Torino è anche la città che da anni aggiorna un «Catasto del suolo pubblico», qualcosa come 20,8 milioni di metri quadrati, per sapere al centesimo quando costerebbe avere strade perfette, tirate come un biliardo: 87 milioni di euro! Ora, se si va a vedere l’andamento degli stanziamenti alle dieci Circoscrizioni in cui è suddivisa la città, ognuna delle quali deve provvedere alla manutenzione ordinaria delle proprie strade, si scopre che dal 2002 a quest’anno i fondi sono passati da 7,5 milioni a 1,1. «Qualcosa come l’85% in meno» denunciano i consiglieri comunali grillini. Palazzo Civico e l’assessore, con il fiato sul collo della procura, le hanno studiate tutte per risolvere o quantomeno attenuare il problema: hanno unificato gli appalti e, appena è stato possibile, il primo mutuo acceso dal Comune (15 milioni) è stato per destinato all’«asfalto ammalorato». Nel frattempo si lavora d’ingegno: dal testare la macchina tappabuche automatica, rivelatasi un mezzo flop, all’asfaltatura soltanto della parte centrale delle carreggiate per ridurre i costi.

beppe minello