ebook di Fulvio Romano

martedì 5 maggio 2015

E, dopo la "legge Boschi-Acerbo", alla Scuola toccherà la "Riforma Renzile"?

LA STAMPA

Italia

Super presidi e privati, ecco cosa dice la legge

Più poteri ai dirigenti e più autonomia scolastica, formazione, assunzioni, detrazioni per chi iscrive i figli alle paritarie

La Buona Scuola non piace a sindacati e docenti. Riuscirà il governo ad arrivare a un compromesso?

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha deciso di parlare direttamente con i precari domenica a Bologna per convincerli. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, invece, pur rispettando la protesta, critica le parole usate dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso per bocciare la riforma della scuola: «Forse non l’ha letta». Invece i sindacati, confederali e autonomi che siano, da mesi non stanno facendo altro e hanno avanzato critiche molto precise al testo del ddl riuscendo in alcuni casi anche a veder accolte le loro richieste.

Il preside-sceriffo

Ha messo d’accordo tutti: nessuno lo vuole. In base all’articolo 7 del ddl, i presidi possono scegliere con chiamata diretta i docenti della scuola sugli albi regionali. Niente più graduatorie, nessun punteggio, si viene scelti sulla base della convinzione del dirigente scolastico che il docente sia adatto alla scuola e in base al suo curriculum. Lo stesso potere assoluto ha il preside quando si tratta di premiare i docenti. Di fronte alla compattezza del fronte, è arrivata la marcia indietro annunciata da Renzi ancora domenica durante le contestazioni e dal sottosegretario al Miur Davide Faraone lunedì scorso a La Stampa. Nel frattempo, a conferma delle promesse,in commissione Cultura si è deciso di dare meno poteri ai presidi in fatto di preparazione dell’offerta formativa. All’inizio l’articolo 2 del testo prevedeva che il piano fosse elaborato dal dirigente scolastico, mentre l’emendamento approvato in commissione Cultura domenica stabilisce che debba essere elaborato dal collegio dei docenti come avviene tuttora.

Gli albi regionali

La chiamata diretta dei prof da parte dei presidi avviene secondo il ddl sulla base di elenchi presenti in albi che possono comprendere anche territori molto ampi, lo decide l’Ufficio scolastico regionale sulla base anche della popolazione scolastica. I docenti quindi non possono più scegliere la scuola come in passato e temono di essere costretti a lavorare anche a molti chilometri da casa. Anche su questo punto il governo si è detto disponibile a rivedere la riforma. È stato presentato un emendamento del Pd che mantiene la prerogativa del dirigente nella chiamata diretta, ma fa coincidere gli albi con reti di scuole. E vengono previste regole molto precise e stringenti per i criteri di scelta da parte dei presidi.

A casa i più bravi

È quello che denuncia Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti. Nel ddl chi lavora per più di 36 mesi non avrà un nuovo contratto. È l’opposto di quanto era stato stabilito dalla sentenza di novembre scorso dalla Corte di Giustizia Europea. Resta a casa anche chi ha vinto il concorso 2012, oltre 6mila persone che hanno superato prove scritte e orali ma non hanno ottenuto la cattedra perché non esisteva un numero sufficiente di posti liberi. «Stiamo elaborando emendamenti che risolveranno anche questa situazione», ha promesso il sottosegretario Faraone. «Faremo un concorso il prossimo anno e ci saranno punti aggiuntivi per chi è risultato idoneo», è tutto quello che ha promesso invece Renzi ai precari domenica a Bologna. E comunque ci sono 166mila abilitati che hanno investito soldi e anni di lavoro per ottenere i titoli necessari ad avanzare nelle graduatorie. Non sono iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, perché bloccate nel 2007, resteranno fuori dalle 100mila assunzioni programmate, denuncia la Uil Scuola.

Più privato nella scuola

È l’accusa dei sindacati perché il ddl prevede il 5 per mille dalle dichiarazioni dei redditi a favore delle scuole frequentate dai figli, le elargizioni in denaro da parte di privati e la detrazione fiscale a favore delle paritarie fino a 400 euro all’anno per le rette.

Contratto

È scaduto da sette anni. E intanto nel ddl si introducono per legge obblighi di servizio che andrebbero regolati per contratto.

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Flavia Amabile


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