ebook di Fulvio Romano

venerdì 29 maggio 2015

"Barcellona, da sempre una città con la rivoluzione nel sangue"

LA STAMPAweb

Esteri

“Da sempre questa città

ha la rivoluzione nel Dna”

Ramos: le svolte partono da qui

«Una città che ha la rivoluzione nel Dna». Josep Lluís Martín Ramos, cattedra di storia contemporanea all’Università autonoma di Barcellona, dei sommovimenti della capitale catalana è uno dei massimi conoscitori e non si stupisce di quelli, pacifici, dei nostri giorni. «I cambiamenti partono sempre da qui», nel 1936 ci fu persino una sorta di governo anarchico, durato pochi giorni, che culturalmente ha lasciato il segno.

Con una forzatura, potremmo dire che l’atmosfera di questi giorni ricorda quell’esperienza?«Sicuramente i cambiamenti sociali e politici qui avvengono più di frequente e i precedenti storici sono molti, compresi quelli nella Guerra Civile spagnola. Ma gli anarchici andarono soltanto a colmare un vuoto di governo, dovuto al colpo di stato di Franco. Prendere il potere, però, era contrario ai loro principi, infatti durò pochissimo». Si può dire che Barcellona ha una tendenza rivoluzionaria? «Sì, è un territorio fertile per le nuove idee. Sociologicamente, è sempre stata molto plurale. I cambiamenti qui non sono solo in senso riformista, ma anche rivoluzionario. A differenza di altre città, i quartieri operai sono quasi sempre rimasti tali. L’urbanistica, poi, ha un peso enorme». L’urbanistica? «Sì, perché rende Barcellona in perenne movimento. Siamo stretti tra le montagne, due fiumi e il mare, superare questi limiti naturali ha obbligato gli uomini a darsi da fare e a creare nuove idee».Ada Colau promette cambiamenti radicali. Ci saranno? «Il suo movimento rappresenta una rottura con il modello dei sindaci del passato da Maragall fino all’attuale». I critici dicono che sarà una città più povera, senza gli eventi che l’hanno caratterizzata fino a oggi. «Io credo che ci saranno altre scelte di investimento, invece della Formula 1, si faranno politiche sociali. Non sarà una città più povera». [f. ol. ]