Italia
Unioni forzate e nuovi leader
Così i partitini cercano
di sopravvivere all’Italicum
Addio alle coalizioni, dovranno unirsi in liste uniche
Addio alle coalizioni, dovranno unirsi in liste uniche
Approvato tra le urla del Palazzo e gli sbadigli della gente normale, l’«Italicum» sarà una vera sorpresa. Rivoluzionerà più di quanto si pensi la mappa politica italiana. Nasceranno partiti nuovi, molti di quelli attuali scompariranno in fretta. Il potere si concentrerà come mai dopo il fascismo nelle mani del premier, senza nemmeno aver cambiato la Costituzione... Questo prevede chi meglio conosce i risvolti della nuova legge.
L’«Italicum», spiega l’ex ministro delle riforme Quagliariello, metterà le leve in mano a un solo manovratore senza più l’«intralcio» rappresentato dai partiti alleati. La tendenza era chiara già col «Porcellum», ma adesso si è andati ben oltre perché la nuova legge pone fine alle ammucchiate del passato che permettevano di vincere ma impedivano di governare e talvolta (vedi l’ultimo Prodi) sprofondavano nei litigi. Il partito del premier avrà automaticamente la maggioranza in Parlamento. Non dovrà chiedere soccorso a destra o a sinistra. Fine delle contrattazioni con gli pseudo-amici. Stop ai ricatti... E da qui discendono le conseguenze ulteriori.
Il mondo politico si spaccherà in due: tra quelli che avranno un candidato premier con reali possibilità di farcela, e chi ne sarà privo. Il futuro sarà dei primi, gli altri non conteranno nulla. Fino a ieri i partitini o le minoranze interne (vedi Pd) potevano vivere ugualmente, offrendosi come partner di un’alleanza in cambio di visibilità e poltrone. Ma nella nuova legge le coalizioni sono addirittura vietate. I partiti senza leader potranno bussare alla porta dei veri concorrenti, sperando di essere accolti sotto lo stesso tetto. Però dovranno sottostare alle regole della casa, incominciando dallo statuto: così vuole l’«Italicum». In pratica, saranno fagocitati. E se un partitino tipo Sel, Fratelli d’Italia o Ncd proverà a ribellarsi correndo da solo? Padronissimo. Sapendo di rischiare l’osso del collo. Per la nota legge del «voto utile», gli elettori verranno risucchiati verso i partiti in grado di competere per la vittoria, ignorando gli altri. «Cosicché perfino la soglia del 3 per cento potrebbe risultare un miraggio», scuote la testa Ceccanti, costituzionalista: «Al posto loro non ci proverei». Resteranno i grandi alberi, addio cespugli.
Ovunque esiste il ballottaggio, di regola perdono gli estremisti. In Francia, per esempio, è sempre andata così. Il secondo turno generalmente non giova ai candidati «anti-sistema». Quando Le Pen arrivò a sfidare Chirac, venne travolto. Sua figlia Marine rischia la stessa fine con Sarkozy. Vince chi si fa meno nemici. Chi invece spaventa la maggioranza degli elettori finisce per perdere. L’«Italicum» taglierà le ali e darà un grande bonus a chi abita il centro della geografia politica. I candidati dalla più forte vena identitaria tipo Salvini, esemplifica il professor Ceccanti, potrebbero fare scintille nel primo tempo, salvo perdere il match al fischio finale. Oltralpe non a caso si dice: «Al primo turno scelgo, al ballottaggio elimino». Renzi, che intriga gli elettori di sinistra e di destra, partirà con un netto vantaggio. Accusa Toninelli, grillino: «Questa legge è fatta apposta contro i Cinque stelle». Per la ragione appena indicata, e poi per un ulteriore motivo.
Il ballottaggio ridurrà lo scontro a due soli partiti pure quando in campo ce ne fossero 3-4. Riproporrà la dialettica destra-sinistra che ultimamente sembrava in crisi. Protesta Toninelli: «Costringerà tutto il centrodestra a riunirsi con Berlusconi, e fanno ridere i vari Salvini o la Meloni che fingono di resistere... Si piegheranno al Cavaliere. Tutto questo perché Renzi spera di scontrarsi con lui nel ballottaggio finale, anziché con noi». Le grandi manovre sono appena iniziate.
ugo magri