ebook di Fulvio Romano

giovedì 7 maggio 2015

Tutte le tagliole che Renzi sta studiando per i pensionati...

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Economia

La tagliola di Palazzo Chigi

può scattare sopra i 2800 euro lordi

Padoan: minimizzare l’impatto della Consulta sui conti

Le pensioni più alte sono le vittime predestinate della manovra salva-Inps che il governo deve mettere in campo per turare la falla degli arretrati da pagare. Per ragioni di bilancio, posto che comunque Padoan ha già detto che occorre minimizzare l’impatto della sentenza sui conti pubblici; e dall’altro perché la Consulta stessa, nella sua pronuncia, ha tracciato la rotta nel momento in cui ha sollevato una questione di «proporzionalità» del trattamento di quiescenza che lo Stato deve sempre garantire.

Tra fasce e scaglioni

Dunque il problema si potrebbe risolvere con due mosse: riducendo la platea dei beneficiari e poi rateizzando gli arretrati. Si potrebbe procedere per fasce di reddito, reintegrando l’inflazione persa al 100% solamente per gli assegni compresi tra 3 e 5-6 volte il minimo Inps, oppure si potrebbe usare come calcolo il reddito complessivo e su questo applicare una quota comunque calante di rimborso. L’abolizione del blocco delle perequazioni per il 2012-2013 di fatto fa rivivere il vecchio meccanismo che risale al governo Berlusconi e che prevedeva una indicizzazione piena per le pensioni sino a tre volte il minimo, del 90% tra 3 e 5 volte e del 75% per gli assegni che superano 5 volte il minimo Inps. Per cui, ad esempio, applicandolo per fasce di reddito, chi percepisce un pensione di 4000 euro avrebbe un recupero pieno sui primi 1.405 euro, del 90% tra 1.405 e 2.340 euro, del 75% sopra questa cifra. Se questo meccanismo risultasse troppo oneroso si potrebbe applicare il sistema introdotto dal governo Letta che garantisce il 100% della perequazione sino a 3 volte il minimo Inps, del 95% tra le 3 e le 4volte, del 75% tra 4 e 5 volte al 50% tra 5 e 6 volte il minimo. Oltre questa soglia (che corrisponde a 2800 euro lordi al mese) nessuno adeguamento al costo della vita.

Ma chi percepisce un assegno «ricco» rischia ancora di più, perchè in parallelo a queste ipotesi si fa sempre più strada l’idea di riallineare le pensioni più alte, per intenderci dai 5mila euro lordi insù (3300 netti) ai contributi effettivamente versati. Un’operazione che potrebbe fruttare circa 1,5 miliardi certamente utili a far quadrare i conti del salva-Inps.

Consulta verso il tris?

Comunque vada gli assegni più ricchi sembrano insomma condannati. Anche se a loro favore potrebbe giocare un altro intervento della Consulta: a settembre andrà infatti in discussione il ricorso della Corte dei conti contro la legge 147 del 2013 che ha ripristinato il prelievo sulle pensioni oltre i 90mila euro annui (14 volte il minimo). Nonostante i correttivi introdotti dal governo Letta alle norme già bocciate nel 2011 si rischia l’ennesima bocciatura. Sarebbe la terza nel giro degli ultimi 4 anni in materia di pensioni. [P.BAr.]


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