Italia
Renzi in Veneto attacca Salvini
ma il vero timore è la Liguria
“Ora far quadrato attorno alla Paita”. E dopo le regionali si ristruttura il partito
“Ora far quadrato attorno alla Paita”. E dopo le regionali si ristruttura il partito
Matteo Renzi sfida Matteo Salvini nel Veneto leghista, dove però le possibilità di vittoria sono scarse. Lunedì schiera un poker di donne, Boschi, Madia, Mogherini, Serracchiani, per sostenere sul campo la Moretti. Oggi sarà a Salerno insieme a De Luca per parlare della buona amministrazione di una città, paradigma della capacità di governare una regione, evitando Napoli e le polemiche sulle liste di impresentabili.
A Salvini ne riserva due o tre per far capire che la sfida è tra leader, che chi vota la Moretti vota Renzi. «Quanto si son trovati bene a Roma ladrona», «abbiamo fatto più noi in un anno di quanto hanno fatto loro in vent’anni», «è squallido giocare sulla pelle degli immigrati per prendere mezzo voto in più». Ma se «qui in Veneto Alessandra gioca una partita difficilissima», ammette da quel di Vicenza, è piuttosto la Liguria rossa a dare pensieri: ieri mattina nel chiuso della segreteria Pd il leader ha comunque voluto confortare i colonnelli, «bisogna far quadrato attorno alla Paita che è impaurita e non ha ragione di esserlo». Perché le previsioni sono favorevoli in tutte le regioni, tranne appunto il Veneto, e dunque anche in Liguria. Dove però avanza il timore che possa crescere il consenso attorno alla candidata grillina Alice Salvatore. Non a caso infatti Grillo sta pensando di chiudere a Genova venerdì la campagna elettorale. E non è un caso se una delle argomentazioni sollevate nel giro di tavolo della segreteria al Nazareno sia stata appunto che «bisogna vedere se Pastorino è così forte come sembra, perché tra due candidati anti-sistema, lui e la grillina, forse molta gente può preferire alla copia l’originale». Come a dire, che se il candidato di Civati e Cofferati è un’insidia, potrebbe diventarlo di più quello dei 5Stelle. Dunque non è solo lo spettro di una vittoria azzoppata della Paita a turbare i sonni dei liguri filo-renziani. «E’ più facile che vinciamo noi in Veneto che i grillini in Liguria», sentenzia placido Nico Stumpo, uno che di tornate elettorali, con alterne fortune, ne ha gestite diverse da capo dell’organizzazione del Pd bersaniano. E il suo atteggiamento tranquillizzante forse mira a smentire la rasoiata di Renzi, «nel Pd c’è chi sogna che le regionali vadano male per fare polemica». Così come la battuta di Bersani sulla scuola, che «con degli aggiustamenti sul ruolo del preside e il precariato saremmo felici di votare», punta a scongiurare il ricorso alla fiducia e un’altra spaccatura al Senato. Ma il premier ha deciso che con l’Italicum che premia la lista vincente il partito deve tornare a essere centrale e regolato. In segreteria ha chiarito che si dovrà procedere presto con la legge che disciplina i partiti e le primarie; organizzando a breve anche «un momento di riflessione comune per darci delle regole sul nostro vivere comune». Riferendosi a tutti quei voti mancati dei dissidenti interni che da anomalia di questi mesi non possono diventare prassi consolidata.
carlo bertini