ebook di Fulvio Romano

domenica 31 maggio 2015

Ponente: dopo 5 anni, la ritirata del cinipide...

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Imperia

Tra i castagni di Riviera
il cinipide è in ritirata

Dopo 5 anni arretra l’infestazione: segnali di ripresa

Dopo quattro o cinque anni di invasione progressiva e praticamente totale dei castagneti della provincia di Imperia, il cinipide – il terribile parassita arrivato dalla Cina, sviluppatosi in Piemonte e poi nelle altre regioni italiane – mostra i primi segni di arretramento. E, fatto ancora più sorprendente, sono gli stessi castagni che si stanno riprendendo da soli, almeno in molte vallate imperiesi, al di là dei buoni esiti (lenti però a manifestarsi) dati dalla lotta tramite il lancio di un insetto antagonista, il torymus sinensis.
E’ la bella sorpresa riservata dalla primavera 2015. In valle Argentina (e nella laterale valle Oxentina), ma anche in altre zone, castagni la cui ripresa vegetativa da diversi anni veniva impedita dal cinipide – la pianta non muore, ma viene ricoperta dalle galle, le escrescenze formate dal parassita, che accartocciano sul nascere le foglie e impediscono fioritura e fruttificazione, dando all’albero un triste aspetto autunnale già in estate –, mostrano per la prima volta di aver evidentemente prodotto degli anticorpi. E quindi i castagni sono tornati a sfoggiare la loro chioma con foglie e infiorescenze, che nei prossimi mesi produrranno i frutti da raccogliere in ottobre.
La “riscossa” di questo albero-simbolo del nostro entroterra è stata notata da chi vive nei paesi o frequenta i boschi: coltivatori, cacciatori, escursionisti. E ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi temeva un danno definitivo, un cambiamento traumatico del paesaggio, con tutte le conseguenze: a cominciare dalla mancata produzione di castagne (tanto da mettere in crisi gli organizzatori delle sagre, perché anche nelle regioni di maggiore produzione il cinipide ha colpito duramente) per arrivare all’impoverimento e al degrado del territorio, più esposto a dilavamenti e frane perché viene a mancare una protezione dalla violenza della pioggia. Senza dimenticare che ci sono ancora famiglie di contadini (poche, per la verità) che curano le piante e ne vendono i frutti.
La reazione spontanea dei castagni all’epidemia si aggiunge alla sfida al cinipide avviata, seppure qua e là, dall’uomo, appunto con i lanci di torymus, una forma di lotta biologica messa a punto dal professore Alberto Alma di Torino, che ha ottenuto ottimi risultati in Piemonte. Al di là di alcune sporadiche iniziative di enti pubblici, c’è stata una sensibilizzazione in coloro che il bosco lo amano e lo vivono. Così alla battaglia si sono uniti, ad esempio, molti cacciatori, come la squadra di cinghialisti di Agaggio (frazione di Molini di Triora), che si è autotassata per acquistare i kit di torymus, poi liberati nei boschi della stessa Agaggio, di Gavano (altra frazione di Molini) e anche di Verezzo, nel territorio sanremese. Il problema è che l’insetto antagonista si espande con molta lentezza, mentre il cinipide ha proceduto al ritmo di 50 chilometri all’anno. Per fortuna, ora i castagni stanno reagendo anche da soli.
claudio donzella