ebook di Fulvio Romano

mercoledì 27 maggio 2015

De Luca: e ora Matteo ride un po' meno...

LA STAMPAweb

Italia

E ora il premier teme

le conseguenze

del pasticcio campano

Per evitare De Luca, Renzi aveva chiesto anche a Cantone

Alle sette della sera i primi rumors sulla sentenza della Cassazione hanno fatto precipitare in pochissimi minuti l’umore di Matteo Renzi. Certo, ieri sera il premier non aveva alcun obbligo di commentare la vicenda e infatti si è astenuto, ma Renzi ha capito al volo che la novità ha diversi effetti immediati, a dir poco negativi. Anzitutto la questione della “ineleggibilità” di fatto del candidato del Pd Vincenzo De Luca esce dal circuito dei legulei e nelle prossime ore è destinata a diventare centrale nella campagna elettorale campana. La seconda conseguenza è la più bruciante e la meno nota: De Luca immaginava, in caso di elezione, di appellarsi al Tar, lo stesso che aveva rimesso in sella il sindaco di Napoli De Magistris, nella certezza che il tribunale amministrativo in pochi giorni avrebbe dato ragione anche a lui. Ora quel passaggio non è più possibile: dovrà pronunciarsi il giudice ordinario. Con tempi meno veloci. Rischiando di mettere fuori gioco un De Luca, pur eletto presidente. Terza conseguenza: Renzi sa che questo groviglio giuridico-amministrativo e il possibile vantaggio che potrebbe trarne il centrodestra, (magari consentendo un sorpasso in extremis al governatore uscente Stefano Caldoro), sono questioni che rischiano di essere messe sul conto del presidente del Consiglio. Con una domanda che già circola in queste ore: caro Renzi, come mai non hai fatto nulla per evitare che si candidasse De Luca?

C’è un quarto motivo che ieri sera ha contribuito a peggiorare l’umore del presidente del Consiglio: la bagarre giuridica di queste ore è destinata ad accendere i riflettori su una procedura sulla quale in queste settimane era stata messa la sordina: non appena De Luca fosse eletto, per legge spetterà al presidente del Consiglio dichiararne la sospensione in attesa del pronunciamento del giudice ordinario. In altre parole Renzi dovrebbe comunque dichiarare sospeso De Luca (in quanto condannato in primo grado per abuso di ufficio), senza lasciargli il tempo di eleggersi la giunta e il vicepresidente, chiamato a fare le veci di un presidente temporaneamente sospeso.

Ma il presidente del Consiglio sa che la questione più spinosa che lo attende nelle prossime ore sarà un doppia accusa: cosa hai fatto per evitare tutto questo? E ancora: non è ora di togliere dall’ambiguità la “dottrina Renzi” sulla «opportunità politica» che ha consento a De Luca di essere il candidato del Pd con una condanna e a ministri di dimettersi senza avvisi di garanzia?

In realtà in questi mesi Renzi ha fatto il possibile per evitare che De Luca si candidasse. Una storia, quella del candidato alternativo, che non è stato ancora scritta e che ha inizio con una richiesta molto significativa: quella di Renzi che ha riservatamente chiesto di candidarsi ad un personaggio che avrebbe chiuso la partita: Raffaele Cantone. Ma l’ex magistrato, pienamente gratificato dall’incarico all’ Anti-corruzione, ha declinato l’offerta. Tanto più che Luca Lotti, l’uomo di Renzi delle missioni più difficili, De Luca ha comunicato: «Io mi candido comunque». Morale: con due candidati in concorrenza tra loro, il centrosinistra avrebbe perso la partita. Resta un punto dolente. Proprio ieri, prima di conoscere la pronuncia della Cassazione, Renzi aveva detto: «Il Pd non ha impresentabili». De Luca, condannato per una vicenda minore, non è un impresentabile, ma rischia di essere ineleggibile.

fabio martini


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