ebook di Fulvio Romano

venerdì 8 maggio 2015

Civati: Spazio sconfinato fuori dal Pd

LA STAMPAweb

Italia

Civati: “Fuori dal Pd

lo spazio è sconfinato”

“Anche la Cgil è interessata. Guai a una sinistra velleitaria”

È l’uomo del giorno, il suo smartphone è tutto un lampeggiare di lucette e di suoni, Pippo Civati li silenzia e sorride compiaciuto: «Fuori dal Pd c’è un sacco di roba, uno spazio sconfinato, che aumenta ogni giorno e quando leggeranno i sondaggi veri, scopriranno che in Liguria, per fare un esempio, la Paita non la vota più nessuno, cresce l’area di sinistra e Toti rischia di vincere. Soprattutto per la debolezza della candidata del Pd...». Certo, in Liguria l’area alla sinistra del Pd si gioca la partita più importante, ma Civati lo sa: il mondo non finisce a Genova e la missione che lo aspetta è complicatissima. Come conferma anche l’ostentata indifferenza con la quale il suo addio al Pd è stato seguito da Matteo Renzi.

Neppure un sms? «No, nulla. Non mi ha chiamato, credo che abbia buttato via il mio numero. E l’ultima che l’ho visto è stato in Tv». E la prima volta tra voi due, un tempo amici, se la ricorda?«Ci vedemmo ad un convegno di innovatori a Piombino, ma la “scintilla” scoccò al telefono. Era l’agosto 2010. Mi disse: ho appena lanciato la rottamazione, ho tirato giù un muro, domani mi uccidono tutti, ho bisogno di metterla in positivo. Tu organizzi begli eventi, perché non diciamo assieme cosa direbbe in positivo la nuova generazione, la nostra?». Le piacque? «La sfida era allettante, mandare via quelli di prima non era sbagliato. La prima incomprensione clamorosa è nata quando lui andò ad Arcore, senza dirmi nulla. Tra l’altro io abito lì vicino, passava quasi da casa mia. Facemmo assieme la prima Leopolda, litigammo e per tre anni seguì il silenzio, poi un giorno una telefonata...». Per dirle? «Mi disse: vediamoci in gran segreto a Firenze». Per fare un accordo? «Macché, stavamo per sfidarci alle Primarie del 2013! Nessuno ne ha mai saputo nulla. Dopo tre anni di sberle, si creò un clima alla Salvatores. E anche se lui ha un talento da imbonitore, fu un incontro piacevole. E infatti non c’è una questione personale contro di lui. Una grossa divergenza politica». Gli spagnoli individuano il carisma dei leader in un mix di “cabeza, corazon y cojones”. In Renzi, per lei, come sono distribuiti? «Cabeza al primo posto. Poi cojones. Al terzo posto corazon, direi». Ma ora tocca a lei costruire un’area alla sinistra del Pd: nascerà il partito della Cgil? «Fino a qualche mese fa Susanna Camusso diceva: un partitino non ha senso. Giorni fa ha detto: non voto più Pd. Significa che c’è un’apertura di credito, una curiosità. Noi dovremo dimostrare di non essere velleitari perché se viene fuori una cosa minoritaria, io non ci sto, smetto di far politica. Non sono mai stato considerato affidabile dai sindacati, perché penso debbano cambiare, dopodiché sono diventato un loro paladino perché Renzi dice che non servono a niente» Camusso e Landini, due ricette diverse anche per la nuova “Cosa” di sinistra: difendere i diritti acquisiti, alla maniera della Cgil; ovvero, un’area politica che difenda gli operai, ma anche le partite Iva e i precari...«Quando Landini dice partite Iva e metalmeccanici ha capito, io sono d’accordo e aggiungo: lavoro, eguaglianza, che è concorrenza leale, premio per chi lo merita e non meritocrazia. E un valore che metterei al primo posto per questa nuova area politica: una sinistra che si batta per una maggiore umanità. Contro il cinismo, l’incorenza tattica, un racconto sincero della realtà».L’area alla sinistra del Pd è affollata di leader e di potenziali leader un po’ narcisisti, lei compreso: non è un bel viatico... «Guai se prevalessero i particolarismi o la sinistra parolaia. Dobbiamo incalzare il Pd con progetti realizzabili. Sul reddito minimo: parole alte ma anche dimostrare come si può fare». Per ora nel Pd non sembrano seguirla. Come è andata con i senatori “sinistrorsi”? «Mi hanno detto: non chiederci di uscire, per ora non si muove nulla. Ma tutti si rendono conto che nell’opinione pubblica sta accadendo qualcosa di molto importante. Come sarà dimostrato dai voti al Pd». Lei ora dice che Renzi è un uomo di destra: sarà rassicurante per i suoi aficionados, ma non le pare fuorviante? «Lui picchia soltanto a sinistra e quasi mai a destra, qualcosa vorrà dire. Ma se tu abitui la gente a pensare a destra, poi c’è qualcuno più a destra di te che vince le elezioni». Bersani non molla ma soffre? Le ha parlato?«Lui mi ha chiamato. Credo che Bersani si renda conto che la ditta se la sono comprata le multinazionali. E si rende conto che la sua gente è in crisi».

fabio martini


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