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lunedì 7 luglio 2014

"Senza lavoro per i giovani l'Italia è finita"

LA STAMPA

Economia

“Senza lavoro per i giovani l’Italia è finita”

Napolitano torna sull’emergenza occupazione. Baretta: è uno dei punti centrali dell’impegno del governo

«Se non trovano lavoro i giovani, l’Italia è finita». È la risposta che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita a Monfalcone, in Friuli Venezia Giulia, per le cerimonie dedicate all’anniversario della prima guerra mondiale, ha dato ad un uomo che gli chiedeva se c’era ancora speranza per loro, per i giovani alla ricerca di un lavoro.

Che altro poteva chiedere un ragazzo in quest’Italia dove, in base agli ultimi dati disponibili, quelli di maggio, la disoccupazione giovanile è al 43%, in leggera frenata rispetto al mese precedente (-0,3 punti) ma comunque oltre ogni livello di guardia. Sono 700 mila i ragazzi tra i 15 e i 24 anni che inviano curriculum e fanno colloqui in attesa di un posto che non c’è, 64 mila in più rispetto a un anno fa.

«E’ uno dei punti centrali dell’impegno del governo e dell’azione che stiamo portando in Europa - assicura Pierpaolo Baretta, sottosegretario al Tesoro - perché il quadro della disoccupazione è drammatico in Italia ma anche in Europa e richiede un impegno straordinario. Per questo motivo ci stiamo battendo per una maggiore flessibilità e abbiamo come obiettivo la ripresa economica sapendo che potrà tradursi in lavoro per i giovani. Stiamo lavorando anche per accelerare la riforma del mercato del lavoro e per mettere, in generale, l’occupazione al centro delle politiche di crescita».

Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, è contrario a riforme o stravolgimenti. «Non servono nuove regole sul mercato del lavoro ma una spinta alla crescita». La soluzione quindi passa per una maggiore flessibilità nell’Unione Europea e per un aumento del potere d’acquisto delle famiglie. «E’ quello che abbiamo iniziato a fare con gli 80 euro che ora andrebbero estesi», spiega. Secondo Damiano, però, per assicurare un lavoro ai giovani bisogna intervenire sulla riforma Fornero: «Com’è possibile che le nuove generazioni entrino se le vecchie continuano a lavorare fino a 67 anni? È necessario introdurre dei meccanismi di gradualità per rivedere il sistema pensionistico».

Maurizio Sacconi (Ncd), presidente della commissione lavoro del Senato, preferisce non commentare, rinvia al lavoro che la maggioranza sta compiendo sui provvedimenti in materia di lavoro e spera di poter ottenere risultati concreti già da domani. Sacconi preferisce non commentare perché alle parole vorrebbe rispondere con i fatti. Lo stesso tipo di reazione che le parole del presidente della Repubblica suscitano in Raffaele Bonanni, leader della Cisl. «Da anni si parla della disoccupazione giovanile ma non accade nulla, si fa solo un’insopportabile demagogia». Bonanni sostiene che è inutile perdere tempo a discutere di incentivi se a mancare è il lavoro. «La classe dirigente deve decidersi a far calare il costo dell’energia, dei trasporti, delle tasse, dell’amministrazione della giustizia. Solo quando l’Italia diventerà competitiva e riuscirà di nuovo ad attirare gli investimenti stranieri si creerà nuovo lavoro per i giovani». Con i giovani non si scherza, avverte Giuseppe Failla, portavoce del Forum Nazionale dei Giovani. «Le conseguenze della disoccupazione giovanile saranno drammatiche per l’Italia. Significa non costruire l’Italia del futuro, e minare anche le basi della democrazia».

FLAVIA AMABILE


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