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martedì 1 luglio 2014

Arriva il cargo delle armi proibite. Gioia Tauro: no ai veleni...

LA STAMPA

Esteri

Gioia Tauro in rivolta: “No ai veleni”

Arriva domani il cargo con le armi proibite. Il sindaco: decidono per noi perché siamo una regione povera

Doveva essere l’occasione occupazionale simbolo del riscatto calabrese, è diventato sinonimo di rischio per l’ambiente e per la vita di chi abita qui.

Il porto di Gioia Tauro è un gigante ferito, come ferita è la gente in allarme per il trasbordo delle armi chimiche dal cargo danese Ark Futura alla nave statunitense Cape Ray. Stamattina arriverà quest’ultima, sulla quale nel pomeriggio dovrebbe salire per un sopralluogo il ministro degli Esteri Federica Mogherini. Domani all’alba, invece, farà il suo ingresso nel porto quella che per tutti è la nave dei veleni.

E stavolta i venti di protesta sembrano più forti della paura che spesso non trova voce in questo angolo di profondo Sud. «La gente non ne può più e non è affatto vero che siamo rassegnati» esordisce Domenico Madafferi, sindaco di San Ferdinando, capofila dei primi cittadini dell’area, tanto più che Gioia Tauro è stata commissariata dopo una crisi di giunta per il bilancio. «Non abbiamo neppure certezza sul materiale trasportato dalla nave - prosegue Madafferi -. C’è chi parla dei gas Iprite e Sarin, dagli effetti mortali, chi addirittura sostiene che il carico comprenda armi intere pronte per l’uso».

Ai timori, si sovrappone la rabbia per la cattiva informazione. Ancora il sindaco: «Ci fanno piovere tutto sulla testa solo perché apparteniamo a una regione povera, non ci hanno neanche comunicato il contenuto della lettera di accompagnamento del carico». A titolo cautelativo, sul sito web del Comune di San Ferdinando c’è l’aggiornamento del piano di Protezione civile nel caso di incidenti da sostanze chimiche.

L’urbanista Pino Romeo, portavoce del comitato ecologico «Sos Mediterraneo», va giù ancora più pesante: «La verità è che la Calabria è l’anello debole dell’Italia. E comunque l’errore è stato commesso a monte: Norvegia, Francia e Albania hanno rifiutato l’operazione, noi no». Il dubbio più atroce, inoltre, è quello «del trasporto di armi complete. Se fosse davvero un’operazione di routine, come è stata spacciata, non ci sarebbe stata tutta la mobilitazione di tante forze di sicurezza». E mentre i parlamentari grillini annunciano battaglia «nonostante le minacce subite sulla Rete», il comitato «NoArmy Chimiche» ha tappezzato i paesi della Piana di Gioia Tauro, con un manifesto in cui lancia l’allarme sui rischi connessi all’operazione. Ma, polemiche a parte, la macchina amministrativa per la sicurezza - di supporto a quella tecnica - è avviata. Stamattina si insedierà il centro di monitoraggio e controllo permanente, convocato dal prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino. Ne fanno parte, oltre agli esponenti degli Enti locali e di tutte le forze dell’ordine, anche rappresentanti del ministero degli Affari Esteri e i tecnici dell’Ispra.

grazia longo


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