LA STAMPA
Cuneo
Le pioniere
delle salite
al Monviso
Nell’800 le donne-alpiniste erano poche e discriminate. L’11 settembre 1838, ad esempio, il quotidiano di Ginevra «Federal» scriveva a proposito della conquista della vetta più alta d’Europa da parte di Henriette d’Angeville: «Il nostro orgoglioso Monte Bianco deve sentirsi umiliato come non mai. Martedì 4 settembre, alla una e 25 minuti, ha visto la sua cima calpestata da un piede femminile». Nonostante il clima di diffidenza, nell’agosto 1864 due donne del Saluzzese furono le prime a raggiungere la sommità del Monviso, il più conosciuto del Piemonte. Per il 150° anniversario dell’impresa, il Cai Saluzzo e altri enti hanno organizzato molti eventi. Oggi alle 18,30 a Verzuolo (biblioteca di Palazzo Drago) sarà inaugurata la mostra «16 agosto 1864, Alessandra Boarelli e Cecilia Fillia - L’alpinismo femminile e la Montagna simbolo». «L’alpinismo femminile - dice Paola Bonavia, presidente Cai Saluzzo - è una storia che nasce nel ‘800 da imprese che vanno contro convenzioni e pregiudizi. Le difficoltà delle prime alpiniste ad essere accettate si manifestano nei commenti ironici alle loro spedizioni, nello scetticismo delle istituzioni, nelle costrizioni dell’abbigliamento. Boarelli e Fillia furono due pioniere». Per raccontare quelle gesta sono stati preparati 32 pannelli sull’ascesa del 1864 e gli albori dell’alpinismo «rosa»: documenti e foto dagli archivi del Museo della Montagna di Torino, della fondazione Sella di Biella, di Amedeo di Rovasenda e della famiglia Boarelli-Quagliotti. Un’esposizione itinerante: sarà a Verzuolo fino al 29 giugno. Dall’1 al 13 luglio ad Ostana. Poi a Crissolo, Casteldeflino, Saluzzo e Paesana. [a. g.]