ebook di Fulvio Romano

venerdì 13 giugno 2014

La megalomania dei direttori musei parigini: Le musée c'est moi!

LA STAMPA

Cultura

Dal Louvre al Pompidou

“le musée c’est moi”

A Parigi i direttori dei principali musei cittadini

nell’occhio del ciclone per la loro deriva “folle e megalomane”

In Francia, il paese che ha inventato la monarchia assoluta, basta un cambiamento nello status dei musei che attribuisca loro una maggiore autonomia gestionale, e voilà che i suoi direttori si trasformano in despoti. Un articolo di Le Monde denunciava, qualche tempo fa, la deriva «folle e megalomane» dei responsabili dei quattro principali musei parigini: Guy Cogeval al Musée d’Orsay, Alain Seban al Centre Pompidou, Jean-Luc Martinez al Louvre e Anne Baldassari al Musée Picasso.

La lista delle doléances è lunga: autoritarismo, brutalità verbali, umiliazioni pubbliche, collaboratori messi da parte, volontà di dettar legge su tutto e di considerare il museo come un possesso personale. È vero che il direttore del Musée d’Orsay, per esempio, ha organizzato nel «suo» museo la festa del proprio matrimonio o che l’autista di quello del Pompidou ha riportato come Alain Seban fosse solito chiedergli di andare a prendere la sua sacca sportiva. Quanto a Jean-Luc Martinez, succeduto poco più di un anno fa alla direzione del Louvre al flamboyant Henri Loyrette, il modo in cui ha proceduto, per esempio, alla rimozione dell’apprezzato direttore dello sviluppo e del mecenatismo ha scioccato più di una persona sotto la piramide di Pei.

In questo contesto, la combattiva ministra della Cultura, Aurélie Filippetti, ha tentato di riaffermare la propria autorità su quelli che un funzionario del ministero definisce come «castelli feudali». Circa un mese fa ha licenziato Anne Baldassari, direttrice del Musée Picasso, che sarà sostituita da Laurent Le Bon, l’attuale direttore del Centre Pompidou di Metz, considerato, nel mondo dei musei francesi, una delle personalità più innovative. Anne Baldassari, oltre che per i pessimi rapporti con gli impiegati del museo, era contestata per il modo in cui ha condotto i lavori che durano da ben cinque anni e che dovrebbero portare alla riapertura del museo a metà settembre.

Altri esempi di questi tentativi di riprendere in mano la situazione da parte della ministra? Appena nominata nel 2013, Aurélie Filippetti ha licenziato la contestatissima direttrice dei Musées nationaux, Isabelle Lemesle. Quest’ultima era da quattro anni a capo di un ente che gestisce un centinaio di monumenti (tra cui l’Arc de Triomphe o il Mont Saint Michel) senza conoscere granché della gestione del patrimonio ma riuscendo nell’impresa di raggiungere il record nelle lamentele da parte della sua amministrazione (famoso l’aneddoto secondo cui la sua segretaria doveva portare a spasso il suo cane). Stessa sorte è toccata al presidente del Museo nazionale d’arti asiatiche Guimet, accusato a sua volta di maltrattamenti del personale.

Ma al di là delle questioni di gestione delle risorse umane denunciate dai potenti sindacati del settore della cultura, la posta in gioco è di natura economica. Nel 2013 la frequentazione dei musei in Francia ha toccato l’inedito picco di 63 milioni di biglietti staccati e il mandato dei direttori attualmente contestati è stato rinnovato, negli scorsi anni, soprattutto grazie alla loro capacità di attirare le folle e trovare i finanziamenti. E questo, in tempi di vacche magre per i bilanci dello Stato, ha permesso, almeno per un certo periodo, di chiudere un occhio sugli abusi nella gestione. Nel caso di Anne Baldassari, per esempio, è lei che ha trovato la maggior parte dei finanziamenti necessari per il riammodernamento del Musée Picasso. Vendendo nel mondo una ventina di mostre «chiavi in mano» durante i lavori, ha raccolto ben 33 dei 54 milioni di euro necessari.

Il feuilleton si è arricchito in questi ultimi giorni di un nuovo episodio: chi e come appenderà i quadri del nuovo museo? In effetti la ministra della Cultura, dopo aver revocato Anne Baldassari impedendole di portare a termine il suo lavoro, si è resa conto che a circa cento giorni dalla riapertura era difficile affidare al nuovo direttore quest’ultima delicata operazione ed è tornata sui suoi passi proponendo alla Baldassari di realizzare l’accrochage. Ma quest’ultima, che nel frattempo si è affidata a uno degli avvocati più in voga della piazza parigina per difendere i suoi «diritti d’autore», in un primo momento ha rifiutato, e ora esige l’attribuzione ufficiale del titolo e della missione di Commissario generale all’allestimento inaugurale. Parafrasando Asterix potremmo dire: sono pazzi questi francesi.

Paolo Modugno


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