ebook di Fulvio Romano

martedì 10 giugno 2014

Cacciari: Guidare un Comune è da eroi

LA STAMPA

Italia

Cacciari: “Guidare un Comune

oggi è un ruolo per eroi

Il voto locale è più esigente”

“Mantenere credibilità è difficilissimo”

«L’effetto Renzi svanito? Ma no. Il voto delle amministrative è sempre stato un voto particolare in cui conta enormemente la figura locale, il prestigio del candidato, il suo radicamento nel territorio, dove l’immagine vale infinitamente meno che nel voto nazionale».

E i risultati, professor Cacciari, lo dimostrano?

«Sì. E l’effetto Renzi permane ancora, altrimenti il voto di Pavia e la sconfitta di Cattaneo non si spiegherebbero. Ma certamente non è travolgente come lo è stato in un’elezione nazionale».

Perché il Pd non ha però conservato città dove aveva candidati potenzialmente vincenti, e una lunga storia di governo? «Ripeto, le elezioni locali hanno una storia loro. Se una coalizione si presenta spaccata, divisa, con candidati deboli ci può essere Renzi o il Padreterno; ma perdi. I casi di Perugia e Potenza non li conosco, ma a Livorno il Pd si è presentato in modo suicida».Per alcuni osservatori, con bilanci sempre più risicati e le tasse sulla casa, per i sindaci governare e poi conservare la poltrona è problematico. «Fare il sindaco oggi è un martirio. È evidente. Sono venti anni che lo Stato fa cassa tagliando i bilanci dei Comuni. Fare il sindaco decentemente è un’impresa eroica. D’altra parte, l’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni, non ha mai fatto niente di niente. I governi - di centrosinistra come di centrodestra - non hanno fatto che martellare da tutte le parti. La sciagurata eliminazione dell’Ici, con cui i Comuni si gestivano senza problemi, ha portato il caos, e dopo mille giravolte, i Comuni si sono trovati costretti ad aggravare la pressione fiscale complessiva sulla casa. Che secondo me è molto cresciuta». Insomma, bisogna essere dei maghi per sopravvivere. «Farsi eleggere e mantenere la credibilità è difficilissimo. Un sindaco non vive di immagine e promesse, ma deve gestire servizi concretamente. Renzi ne sa qualcosa. Speriamo che sapendone qualcosa, cessi il tartassamento indefesso delle amministrazioni locali». Altri analisti hanno spiegato il risultato dicendo che gli italiani hanno scoperto quanto è divertente cambiare ogni volta il loro voto da un partito all’altro. «Ma no, sono stupidaggini. Il voto per le amministrative (a parte quando c’erano Dc e Pci) ha sempre avuto un andamento diverso da quello delle politiche. Il centrosinistra vinceva città importantissime anche quando Berlusconi era al top. Il fatto è che né Berlusconi né Renzi dirigono partiti radicati nel territorio. Il Pd un po' di più, Forza Italia è smottata del tutto. Questi sono partiti senza rappresentanza stabile: o trovano il personaggio locale credibile, oppure possono perdere anche se a livello nazionale fanno sfracelli». E trovare un candidato bravo e stimato è difficile. «Il voto amministrativo è molto più esigente di quello nazionale. A livello nazionale puoi votare uno che ti dà speranza e ti fa sognare; a livello locale no». Insomma, nel voto di domenica non c’entra nessun «effetto Mose» o «effetto Expo»...«Macché. La gente ha votato per la sua città. E anche se indebolito, rimane evidentissimo un “effetto Renzi”».

roberto giovannini


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