ebook di Fulvio Romano

domenica 23 agosto 2015

Tutti all’Alberghiero, sognando i masterchef

LA STAMPA

Italia

cibo e turismo trainano, la televisione parla sempre di cucina e i giovani si adeguano


Con 50 mila iscrizioni all’anno è ormai la scelta più gettonata, dietro solo ai Licei scientifici

Ma molti allievi lasciano dopo il primo anno perché gli studi risultano molto impegnativi

Il boom degli istituti alberghieri non tende a sgonfiarsi, anzi. Così a Torino, dove al «Beccari» chi è bocciato non può più ripetere l’anno, e c’è la fila per entrare. Così a Milano, al «Porta», dove non si entra se non c’è almeno la media del 7. Effetti collaterali di un grande successo. Le statistiche dicono che nell’ultimo anno ci sono state circa 50mila iscrizioni, il 9,3% del totale nazionale. L’Alberghiero è secondo solo al liceo scientifico, nelle preferenze dei ragazzi italiani.

Dati in crescita

Il trend è crescente. Complice la crisi, sono andati in crisi mestieri e quindi anche certi indirizzi di studio consolidati da decenni. Perciò se più di 165mila ragazzi, pari al 30% del totale nazionale, hanno scelto un istituto tecnico e altri 104 mila, pari al 19%, si sono iscritti a istituti professionali, salta agli occhi che il mestiere di ragioniere o di geometra hanno perso il primato. Il sogno oggi è il cappello da chef. In subordine viene la gestione di un agriturismo.

Il successo dell’Alberghiero è innegabile, insomma. E ci sono numeri confortanti anche sul versante lavorativo. Secondo uno studio recente di Unioncamere, nelle cucine italiane si assumono ogni anno almeno 23mila persone. Ma sia chiaro: nella statistica ci finisce di tutto, dal pizzaiolo all’inserviente, fino allo chef. I numeri però crescono e si capisce la corsa a questo tipo di formazione. Oltretutto il cuoco italiano trova lavoro con facilità anche all’estero, sulle navi da crociera, nei resort tropicali. E queste sono assunzioni che spesso sfuggono alle statistiche italiote.

Ci sono molte lamentele, però, perché l’Alberghiero è una scuola che fa pagare pesanti contributi alle famiglie. È una triste necessità per le scuole. ma inutile illudersi che le cose possano cambiare. «Le risorse per il funzionamento - scrive in un suo documento la Rete nazionale degli istituti alberghieri - messe a disposizione dal ministero, coprono attualmente una ridottissima percentuale del reale fabbisogno per acquisti di materiali, attrezzature e manutenzione».

Citano a titolo di esempio, l’istituto Alberghiero «Cornaro» di Jesolo, con 42 classi e più di 900 allievi, dove nel corso del 2014, a fronte di una spesa per il funzionamento dei laboratori e le esercitazioni pratiche di 125.878 euro, il finanziamento complessivo dello Stato per il funzionamento amministrativo e didattico è stato di appena 51.538 euro.

Costoso per le famiglie

Quello di Jesolo è un caso che ben conoscono in quanto il presidente della Rete è attualmente il professor Ilario Ierace, preside proprio di quell’istituto. «Il contributo di laboratorio, la cui entità viene regolarmente deliberata dal Consiglio di Istituto, in base all’effettivo fabbisogno, deve essere vincolante per le famiglie che iscrivono i figli a questa tipologia di scuola... Intendiamo riaffermare la specificità dei nostri istituti e ribadire che senza i contributi delle famiglie nessun istituto Alberghiero sarebbe in grado oggi di sostenere i costi delle esercitazioni, che ammontano a decine di migliaia di euro all’anno». C’è poi il nodo della dispersione scolastica. In troppi si iscrivono e vengono bocciati alla fine del primo anno oppure, peggio, abbandonano i corsi.

«Il settore è davvero cresciuto - spiega Ilario Ierace, presidente della Rete - Un tempo si ragionava esclusivamente su cucina o albergo. Oggi per i nostri diplomati ci sono mille opportunità in più. C’è l’industria del surgelato, del precotto, della ristorazione. Sono cambiati gli stili di vita. E poi, sarà forse merito dell’Expo, mai come quest’anno arrivano richieste dall’estero. Cercano i nostri da Tokio come dall’Australia». [fra. gri.]


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