Economia
Azioni in saldo per chi vuol rischiare
Gli analisti: la tendenza al ribasso può durare ma non è come nel 2011
Gli analisti: la tendenza al ribasso può durare ma non è come nel 2011
Per i risparmiatori si prepara un rientro dalle vacanze al cardiopalmo. I mercati vacillano sotto i colpi dei crolli asiatici. A intimorire è una lunga serie di fattori: si va dalla Grecia, vicino a noi, per finire al piano globale della crescita mondiale, intaccata dai crolli della Cina e di tutta la pattuglia dei Paesi emergenti. Anche il petrolio e le materie prima ci mettono del loro con ribassi che fanno temere un pericoloso rallentamento della congiuntura globale.
In questo contesto, Piazza Affari paga un prezzo salato con un crollo di oltre sei punti percentuali nel corso della settimana. Peggio, per una volta, è andata a Francoforte (-8%) molto esposta sull’export. Male hanno fatto anche Parigi (-6,5%), Madrid (-6%) e Londra (-7,5%) sul cui listino sono quotate molte aziende delle materie prime. Anche Wall Street ha registrato, nel corso delle ultime cinque sedute, perdite sopra il 6%. Ora il timore è che all’avvio della prossima settimana, che segnerà il rientro della gran parte degli operatori ai desk, le vendite si moltiplichino con volumi molto più ampi. Dove trovare riparo dalla nuova tempesta in arrivo?
I mercati azionari sono quelli che pagano il conto più salato. «Pensiamo che questo tipo di volatilità durerà ancora qualche settimana – dice Claudio Barberis, Responsabile Asset Allocation MoneyFarm -. Tutto il complesso dei Paesi emergenti pesa per il 40% del Pil mondiale e il loro brusco rallentamento non è di poco conto». L’esperto esclude però un ritorno a una crisi sistemica come quella del 2008 e del 2011. «Dal punto di vista della solidità delle banche è stato fatto molto e le Banche centrali sono a guardia dei debiti pubblici». Meglio però verificare le posizioni in portafoglio. L’ideale è una buona ripartizione delle posizioni su più asset. Per qualcuno, il forte ribasso potrebbe essere un’occasione per fare acquisti a prezzi bassi. A soffrire di più saranno i titoli ciclici insieme alle società più orientate all’export come il lusso, oltre ai titoli delle aziende che operano con le materie prime.
I debiti degli Stati, inclusi i Btp italiani, hanno retto bene agli scossoni recenti. Del resto ci sono, sia in Europa sia in Usa, le Banche centrali che fanno da barriera. Il decennale italiano ha chiuso la settimana a un tasso dell’1,85% senza grandi movimenti rispetto a quanto accaduto sulle Borse. «I titoli di Stato non sono nel mirino, cosa già dimostrata a inizio luglio con la crisi greca» dice Roberto Russo, ad di Assiteca Sim. Meglio comunque tenersi su scadenze medio-brevi, fra i tre e i cinque anni. Per l’esperto «si sta dando troppa enfasi alla Cina e a quello che è uno sboom di una Borsa che era salita troppo entrando in una bolla speculativa».
Nel marasma generale gli investitori stanno di nuovo cercando rifugio nell’oro che anche ieri è salito fino a 1160 dollari. Il segno «più» davanti al metallo prezioso non si era visto nemmeno durante la più recente fase della crisi greca a luglio. Per Barbersi tuttavia non si tratta di un ritorno di fiamma. «È un piccolo movimento – dice l’esperto –. Non siamo dell’idea che torni in auge. Ormai torna bene rifugio solo nelle crisi estreme». Anche il Bund tedesco ieri è di nuovo salito nelle preferenze degli operatori così come un altro classico dei momenti difficili, il Treasury americano.