Economia
Il governo aveva previsto il Pil in rialzo dello 0,7% nel 2015. Un obiettivo difficile da raggiungere dopo gli ultimi dati
Dal taglio delle tasse alle riforme, quali misure cambieranno nellalegge di Stabilità per rilanciare il Paese?
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Il Tesoro mantiene ferme le sue previsioni e l’obiettivo di una crescita del Pil pari allo 0,7% spiegando che la «programmazione finanziaria del governo è basata su stime affidabili». Certo è che il +0,2% ottenuto «come da attese» nel secondo trimestre non entusiasma. «Il paese può e deve fare di meglio, sostengono al Mef sempre convinti che «riforme strutturali e politica economica favoriranno l’accelerazione». Per ora la crescita acquisita è pari allo 0,4%, per cui l’obiettivo dello 0,7% non è irraggiungibile. Più volte, in passato, anche il Tesoro aveva accennato alla possibilità che quest’anno la nostra potesse crescere ad un ritmo più sostenuto. Ma ora, soprattutto dopo la svalutazione dello yuan, «se si accumulano fattori esogeni negativi potrebbero non esserci sorprese positive». Cosa che complicherebbe notevolmente la stesura della prossima legge di stabilità che contava anche su una crescita più robusta del previsto per far quadrare meglio i conti.
Non a caso Alberto Gallo, capo economista a Londra di Royal Bank of Scotland, sostiene che Renzi di qui a fine anno è atteso ad una sfida «mastodontica»: deve pigiare sull’acceleratore e mandare in porto tutte le riforme annunciate. In cima all’agenda: le privatizzazioni, la riforma del sistema bancario e quella fondamentale della giustizia civile.
,Una crescita per ora ancora così modesta impone al governo di aumentare gli sforzi per favorire la ripresa. Non solo disinnescare i 16 miliardi di clausole di salvaguardia, come promesso da tempo, ma soprattutto dar corso al pacchetto di tagli fiscali da 35 miliardi annunciato nelle settimane passate: 5 miliardi nel 2016 tra abolizione di Imu e Tasi, 15 nel 2017 con un ulteriore taglio del costo del lavoro e delle tasse sulle imprese, ed altri 15 nel 2018 con gli interventi su pensioni minime e scaglioni Irpef.
In parallelo dovrebbero venire confermati anche gli sgravi a favore dei neoassunti, anche se magari più focalizzati a favore del Mezzogiorno. Primo tassello del più impegnativo Masterplan promesso dal premier sempre per l’autunno.
Ridurre ancora le tasse ed evitare di introdurne delle nuove è già importante ma i dati di ieri, che pure segnalano finalmente una (lieve) ripresa anche dei consumi interni, dovrebbe indurre il governo ad irrobustire il pacchetto di misure a sostegno dei redditi, adottando finalmente anche gli interventi a favore delle fasce più povere della popolazione.
Più difficile per ragioni di bilancio immaginare invece interventi significativi sul fronte delle pensioni, soprattutto in materia di flessibilità in uscita. Tant’è che negli ultimi giorni è tornata a circolare l’idea di varare una settima salvaguardia per tamponare ancora una volta la questione degli esodati.
In una situazione di crescita stentata anche capire come reperire le risorse necessarie è importante. Su una manovra 2016 che oscilla tra i 25 ed i 30 miliardi sino ad oggi sembra che il governo abbia individuato circa 15 miliardi di coperture, per lo più attraverso la spending review. Alzare di più questa asticella significherebbe però contribuire a rallentare ancora di più l’economia anziché sostenerla. Per questo si dovrà far leva, forse anche più di quanto era stato previsto, sull’aumento del deficit. Partita delicatissima da trattare con Bruxelles.
Dopo averci già concesso un margine dello 0,4% in più sul deficit, stando alle regole europee non ci resta che un misero 0,1% che potremmo ancora sfruttare. Ma è chiaro che anche con 1,6 miliardi di margine in più non risolveremmo i nostri problemi. Renzi dovrà perciò intavolare una trattativa politica con la Commissione. Più che «tenere botta», come scriveva ieri il premier su Facebook, si tratta insomma di andare all’attacco a testa bassa per ottenere di più.
PAOLO BARONI