ebook di Fulvio Romano

venerdì 21 agosto 2015

Conquistare voti a sinistra Il riformista senza cravatta si gioca l’ultima carta

LA STAMPA

Economia


Aiuti ai deboli e lotta alla corruzione, il ritorno al vecchio programma

Nei Paesi normali, accade di frequente che chi è stato rivoluzionario da giovane diventi riformista da adulto. Potrebbe essere ora il turno di Alexis Tsipras, 41 anni compiuti il mese scorso. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando sedicenne comparve in tv la prima volta: difendeva il diritto degli studenti ad assentarsi da scuola per i cortei senza giustificazione dei genitori.

Ma la Grecia non è in condizioni normali oggi, e Tsipras sembra oggi l’unico leader politico di cui i greci si fidino. Questo forse gli permetterà di non scegliere; ovvero di non rinnegare del tutto nella nuova campagna elettorale il massimalismo con cui prevalse il 25 gennaio scorso. Il suo obiettivo sarà più di non perdere voti a sinistra che di guadagnarne sulla sua destra.

Dirà, sì, una verità: ha scelto l’euro pur se il prezzo in sacrifici è alto, perché tornare alla dracma sarebbe assai più penoso. Eppure non riesce ad offrire una visione costruttiva del programma concordato con i creditori. Si limita a insistere sui punti che non contraddicono le sue promesse precedenti: lotta a corruzione, privilegi, evasione fiscale, aiuti mirati ai più deboli.

Certo non è tardi per imparare. Quando capeggiò la lista di estrema sinistra alle elezioni europee, nel 2014, il suo inglese era quasi inesistente; ora è migliorato. Politico di mestiere dopo una breve esperienza di lavoro come ingegnere civile, fino a quattro anni fa la sua ambizione era stata di guidare una forza di minoranza fedele ai principi, non di governare il Paese.

L’esordio in Syriza

Consigliere comunale di Atene a trentadue anni alla guida di una lista che cercava di andare oltre i confini dei gruppuscoli estremi, capo della «Coalizione della sinistra radicale» (Sýriza) a 33, deputato a 35, la sua carriera è stata rapida, specie in un Paese dove quasi tutti i politici giovani sono figli o nipoti di politici di ieri.

Imparare dagli errori

Dato che i tempi stringono, il problema è tuttavia la velocità nell’imparare dagli errori. Tsipras ne ha ammessi alcuni, nella trattativa di cinque mesi con l’Europa che ha ridotto la Grecia allo stremo, e poteva essere conclusa prima con meno danni. Ma resta l’impressione che abbia improvvisato giorno per giorno, guidato soprattutto dal tentativo di mantenere unita Sýriza, poi risultato vano.

Ancora seguiva l’istinto di un leader di partito, più che ragionare come capo di un governo. 

La sfida con Bruxelles

Il suo modello di negoziato era quello sindacale – detto all’italiana «resistere un minuto più del padrone» – senza rendersi conto che mentre nello sciopero c’è una simmetria, se l’operaio perde salario il datore di lavoro perde guadagno, a Bruxelles non ce n’era, perdeva solo la Grecia.

Nel Parlamento europeo lo schieramento che si era creato dietro a lui nel 2014 è ora diviso allo stesso modo di Sýriza, tra i (quasi) pro-euro come Podemos in Spagna e i no-euro come la Linke tedesca (che nel Parlamento di Berlino ha votato contro l’accordo con la Grecia). 

Tsipras continua a non portare la cravatta; non si è messo quella che Matteo Renzi gli regalò al primo incontro come invito ad avvicinarsi ai riformisti. Il suo, secondo la definizione di un seguace, resta un «pragmatismo rivoluzionario», definizione ostica. E la sua compagna Betty (non sono sposati) all’anagrafe si chiama Peristera, ovvero «Colomba», però è più a sinistra di lui.

stefano lepri