ebook di Fulvio Romano

sabato 12 luglio 2014

Riso piemontese contro le importazioni selvagge dall'Oriente

LA STAMPA

Novara

“Difendete il nostro riso

dalla concorrenza sleale”

In piazza a Torino anche gli agricoltori del Novarese

Arrivano da Vercelli, Novara, Biella e Alessandria, le province risicole piemontesi. Sono più di mille e hanno un solo obiettivo: difendere il riso «Made in Piemonte» dalle importazioni selvagge dall’Oriente e dalla concorrenza sleale di paesi produttori senza scrupoli. Ieri mattina una marea gialla formata da agricoltori e rappresentanti delle Coldiretti piemontesi hanno allestito una risaia davanti al palazzo della Regione, in piazza Castello a Torino, proprio per denunciare il rischio di estinzione di una coltivazione importante per la salute, il territorio e il lavoro locale.

I numeri espressi ieri dal presidente nazionale Roberto Moncalvo fanno capire l’entità dell’emergenza: le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia e Myanmar hanno fatto segnare un aumento del 754 nel primo trimestre 2014 rispetto allo scorso anno.

A rischio, oltre al comparto risicolo piemontese, c’è anche la salute dei consumatori, visto che ogni settimana il sistema di allerta rapido europeo «Rasff» segnala la presenza di pesticidi non autorizzati nel riso dell’Est e l’assenza di certificazioni sanitarie. «Con la giornata di oggi - spiega Federico Boieri, presidente Coldiretti Novara e Vco - vogliamo dare un segnale importante a favore della risicoltura e del riso novarese. Le istituzioni devono capire il momento di difficoltà che stiamo vivendo e devono intervenire senza perdere tempo, perché altre aziende potrebbero chiudere. Il perdurare di questa situazione favorisce la speculazione di alcuni gruppi di industriali a discapito dei produttori locali, che invece garantiscono qualità del prodotto. Mentre è un mistero come viene prodotto il riso all’estero». Ma a far sentire la voce, ieri, sono stati soprattutto gli agricoltori locali, arrivati in massa da Novara.

«Abbiamo molte spese vive da mantenere - spiega Luigi Corvino, titolare di un’azienda a Castellazzo Novarese - abbiamo le tasse, i controlli sul riso e sui diserbanti. L’anno scorso vendevamo la qualità Indica a 35 euro al quintale, quest’anno 22, un prezzo fallimentare. Come possiamo andare avanti così?». «Abbiamo il riso migliore al mondo e paradossalmente lo importiamo dalla Cambogia - sbotta Ilario Pieropan, di San Pietro Mosezzo - le istituzioni devono capire che dietro alla coltivazione del riso c’è un grande indotto che ora viene messo a repentaglio». Ieri la Coldiretti ha consegnato in Regione un dossier con le azioni da intraprendere per dare un futuro al settore risicolo italiano. Quattro le richieste principali: l’applicazione immediata della clausola di salvaguardia a tutela dei consumatori e dei produttori europei; una nuova legge per la regolamentazione del commercio interno, l’istituzione di un’unica borsa merci nazionale e una spinta sulla promozione e sull’incremento di controlli da parte dell’Ente nazionale risi, ieri fortemente criticato.

Dal palazzo è sceso il presidente Sergio Chiamparino, che si è impegnato su diversi fronti: una maggiore tracciabilità del prodotto made in Italy («sarà una nostra proposta del Piano di sviluppo rurale»), una sburocratizzazione anche nel campo risicolo, e la richiesta al Governo di qualsiasi sforzo «affinché - spiega Chiamparino - l’Unione europea adotti la clausola di salvaguardia sulle importazioni. Bisogna battere i pugni a Bruxelles».

ROBERTO MAGGIO