ebook di Fulvio Romano

mercoledì 11 giugno 2014

Il diritto "incoercibile" di avere figli

LA STAMPA

Cultura

Il diritto

“incoercibile”

di avere figli

Incoercibile. Un diritto incoercibile. Con un aggettivo inusuale se posto accanto al sostantivo diritto, la Corte Costituzionale ha felicemente colto l’essenza della questione. La scelta di una coppia di formare una famiglia con figli è incoercibile. Incoercibile in diritto, ma prima ancora nella realtà.

Una coppia assolutamente sterile o infertile, che decide di sottoporsi alla lunga, onerosa, penosa trafila della procreazione medicalmente assistita, dimostra una volontà (una rivendicazione del proprio diritto) che nessun legislatore può contrastare.

Non può il legislatore, come ha detto la Corte Costituzionale, perché la Costituzione lo vieta, ma non può ancora prima perché quella coppia cercherà ogni via possibile per realizzare la sua scelta di vita privata e famigliare. Infatti il legislatore italiano, vietando la fecondazione con gameti estranei alla coppia, aveva dovuto prendere atto che il divieto che imponeva sarebbe stato facilmente aggirato, semplicemente varcando il confine e recandosi in una delle tante cliniche che si trovano sui siti internet. Ipocrisia: qui te lo vieto, vai a farlo fuori. Ipocrisia tanto più intollerabile quando pretende di muovere da esigenze etiche.

La Corte Costituzionale ha ricondotto la determinazione di una coppia di ricorrere alla fecondazione eterologa alla fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi riguardo alla sfera privata e famigliare: una libertà che deriva dalla Costituzione, dalla Convenzione europea dei diritti umani, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e discende dal rispetto dovuto alla dignità umana. In più in questa materia entra in discorso anche il diritto alla salute della coppia, che non è la sola salute fisica.

La Corte analiticamente ha dimostrato che la sua sentenza, che rende possibile alle coppie di sesso diverso la fecondazione anche eterologa, non lascia vuoti di disciplina, ma ha comunque avvertito che spetta alla saggezza del legislatore eventualmente provvedere. Dopo che con la legge 40 del 2004 il legislatore italiano aveva abbandonato ogni saggezza, sostituendola con l’arroganza di chi crede, sol perché dispone di una maggioranza in Parlamento, di poter comprimere senza ragione i diritti e le libertà fondamentali delle persone, il richiamo alla saggezza è importante. In materia il primo dato di saggezza è il senso del limite, che anche la legge trova nel rispetto della libertà delle persone. Tra queste, come stabiliscono i trattati internazionali che l’Italia ha sottoscritto, c’è anche quella di avvalersi del progresso della scienza e delle conquiste della medicina, che rendono ora possibile realizzare il diritto di dar vita a un figlio, anche quando un tempo ciò sarebbe stato impossibile.