ebook di Fulvio Romano

lunedì 16 giugno 2014

Ed ecco il Grillo soft

LA STAMPA

Italia

Spunta il Grillo soft

“Renzi, dialoghiamo”

Svolta sulla legge elettorale. Matteo: niente giochetti, chiedo lo streaming

Versione pessimista: è un bluff di Grillo. Versione ottimista: è un’apertura vera, che può essere «uno spartiacque» della politica. Versione realistica: è una mossa politica, la prima mossa politica di Grillo e Casaleggio da tanto tempo. Tanto è vero che Renzi, ovviamente scettico, non ha pronunciato un no all’incontro: «Diciamo così, con Grillo non ci si annoia». Ma «è bene che non ci siano né patti segreti né giochini strani. Stavolta magari lo streaming lo chiediamo noi».

Cos’era successo? Ieri il fondatore e il cofondatore del Movimento cinque stelle, Grillo e Casaleggio, hanno firmato insieme sul blog una nota che rappresenterebbe un cambio di strategia, rispetto al radicalismo del no a tutti i costi. «Sono avvenute due cose» che cambiano il quadro, scrivono. Il M5S ora ha una sua proposta di legge votata dagli iscritti, e (aggiungeremmo, soprattutto) «Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd». I toni sono mutati, non è più «Renzie, l’ebetino», il «bamboccio guidato dalle banche», un «bambino, buoni di facciata da finto», eccetera. No, ora è Renzi. Riconosciuto, per la prima volta. Il Parlamento non è più «illegittimo», è questo quello che c’è, e i capi ne prendono (sia pur tardivamente) atto. «Se Renzi ritiene che la legge M5S possa essere la base per una discussione comune, il cui esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti al M5S, Renzi batta un colpo. Il M5S risponderà». Si tratta di una legge, spiegano, «non scritta per far vincere qualcuno». E in effetti, con un sistema simil-spagnolo (proporzionale con circoscrizioni medio-grandi), corretto in chiave maggioritaria, con le preferenze, in questo momento Renzi stravincerebbe. Di qui l’invito al dialogo. Che, particolare interessante, sia pure si diceva con robusti scetticismi, il Pd non respinge sdegnato. Guerini dice «prendiamo atto con soddisfazione che Grillo sta tornando sui suoi passi, noi siamo pronti a confrontarci con tutti». Chiedendo loro lo streaming (curioso, ora è Di Maio che, inizialmente cauto, poi conferma che si farà lo streaming)

Come che sia, i democratici avrebbero potuto legittimamente dire: è troppo tardi. Ma non lo fanno. E, dall’altra parte, Forza Italia pare agitarsi molto. Certo, siamo di fronte a un’operazione da salto carpiato di Grillo. Tuttavia, paradosso, potrebbe offrire a Renzi un’altra pistola sul tavolo da usare nella delicata partita della riforma elettorale. Il problema, qui, non è tanto il modello elettorale proposto, ma l’affidabilità (scarsa) di Grillo fino a oggi.

Tuttavia nel Movimento di questa fase si stanno infine facendo sentire altre voci, rispetto a lui. Non sono i vecchi dissidenti, personaggi estranei alla logica fondativa, e quindi sempre malvisti, o guardati con sospetto, o epurati. No: ora sono i Luigi Di Maio, o i Nicola Morra - gente tenuta in palmo di mano a Milano e Genova - a spingere per questo cambio. Che non è solo comunicativo. Di Maio, per esempio, spiega questa tappa con parole anche più decise di quelle di Grillo: «Noi adesso pensiamo che sulla legge elettorale si possa fare un buon lavoro, insieme a Renzi, che è legittimato da una votazione molto forte alle europee. Noi vogliamo mostrare di accogliere anche il messaggio dei cittadini, e ci prepariamo a sederci a un tavolo, per cambiare la legge elettorale e portarla a casa». parole da politico -lui non si offenda - democristiano. Di Maio si spinge a dire che l’apertura di ieri «è uno spartiacque. Sì, il Movimento si evolve. Noi ci aspettiamo che si possa discutere nel merito, se si fa, potremo lavorare insieme». Insomma, dicono adesso a Milano: a differenza di Berlusconi, noi proponiamo una legge «che non è progettata per farci vincere». Anzi, «vincerebbe Renzi».

Naturalmente tutto è molto più in difficile, in politica. Ma ecco, questa è la svolta certa: il Movimento entra nella sfera del «fare politica».

jacopo iacoboni


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