Il sillogismo di Pippo Civati, leader dell’indisciplinata minoranza Pd, ruota tutto intorno a Berlusconi. «Perché se c’è l’intesa con Berlusconi non serve creare il caso Mineo ma se l’intesa con Berlusconi non c’è più, non c’è più neanche la strategia di Renzi. Né sull’Italicum né sulle riforme».
Mineo estromesso dalla commissione Affari costituzionali: che analisi ne fa? «Se Berlusconi ci fosse sempre stato, la nostra sarebbe solo una posizione di minoranza come altre. Se invece Berlusconi non c’è il fatto è politico». Ce lo chiarisce? «Perché la Boschi ha bisogno della Lega se ha Berlusconi? Perché continua a parlare di tutto con tutti tranne con noi di uno schema non troppo distante da quello che ha in mente? Questo è il punto politico vero, tutto il resto è noia» Siete stati avvertiti: non saranno dieci senatori a fermare le riforme… «Da parte nostra non c’è mai stata questa intenzione. Dovrebbero, piuttosto, spiegare perché siamo passati da un Senato dei sindaci e dei presidenti di Regione a un Senato elettivo di secondo livello. Poi ad un Senato alla francese che, però, non è francese senza farci mancare neppure un’apertura al modello dei lander tedeschi. E adesso spunta addirittura l’intesa con Calderoli, che notoriamente è uno che fa bene le riforme». Ricapitolando: Mineo salta perché l’intesa con Berlusconi non c’è? «Vado per induzione. Il problema su Mineo e Chiti non ci sarebbe se il patto con Berlusconi fosse inossidabile. Se, invece, l’intesa non c’è, ecco che Renzi deve sostituire Mineo per avere un seggio di vantaggio in commissione. Magari è un modo per far sapere a Berlusconi che, se non c’è l’intesa, va avanti da solo». La sostituzione di Mineo ha violato l’articolo 67 della Costituzione? «Per lo meno è finito tra parentesi». Mineo l’ha definita una prova di vanità della Boschi. «Con tutto il rispetto per la Boschi, la copertura politica per queste scelte la dà Renzi. D’altra parte, la sua propensione a dettare la linea non trova più nessun tipo di mediazione. Perché dice “ho preso il 40%”. Vero. Ma non è detto che basti per fare le cose bene». Ora con tredici senatori Pd autosospesi l’incognita è l’Aula. «Ovviamente, così si va allo scontro. Tra l’altro essere richiamati all’ordine dalla componente renziana fa ridere dopo che Renzi ha trascorso tre anni a sparare contro i vertici del Pd. Proprio ieri (mercoledì) Giachetti, che mi sembra faccia parte della maggioranza, ha votato in dissenso rispetto al gruppo sulla responsabilità civile dei magistrati. Facendo fare una figuraccia a Renzi, che è stato costretto a dire che la legge sarà corretta in quel Senato che vuole abolire. Dovremmo usare con lui lo stesso metro usato con Mineo?».Non sarà che dietro ci sia l’intento di tornare alle urne? «Potrebbe anche essere. Del resto Renzi assicura che si va avanti fino al 2018 e di solito quando dice una cosa la mantiene no?».